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La perfezione è un amore senza limiti né barriere

Amare i nemici può significare non fargli o augurargli male, ma anche esigere giustizia e riparazione del danno in tutto ciò che è possibile, perdonare senza alcuna forma di complicità, opporsi al male, resistere, allontanarsi, denunciare, creare coscienza, come Gesù stesso ha fatto con i suoi avversari. 



Quando diciamo: "Occhio per occhio e dente per dente", facilmente pensiamo che è un modo per affermare il desiderio di vendetta: se tu fai del male a me, anch’io farò del male a te, ti pagherò con la stessa moneta. In realtà, quella soluzione, chiamata legge del taglione, è stata una conquista molto importante nella storia dell'umanità, perché ha cercato di porre un limite alla violenza indiscriminata, per rendere possibile la convivenza umana: per quanto tu sia forte e potente, se qualcuno ti ha fatto del male, la tua vendetta può giungere a causare al tuo nemico lo stesso danno che hai ricevuto tu, ma non uno più grande. Se ti ha tolto un occhio, tu puoi arrivare a togliergli un occhio, ma non tutti e due, e meno a tagliargli la testa.

Di fronte a questa legge del taglione, Gesù, con tutta la sua autorità esige una "giustizia superiore", come condizione per entrare nel Regno dei cieli, nel progetto di nuova umanità che egli ha proposto nelle Beatitudini: "Non opporvi al malvagio". E presenta quattro esempi di questo nuovo atteggiamento che i discepoli devono avere: "Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle". 

Gesù non sta insegnando un atteggiamento passivo e rassegnato. Vuole che la catena della vendetta sia spezzata. Se al male si risponde con un altro male, la violenza non finisce mai. È necessario inserire un elemento nuovo, una risposta diversa, sorprendente e creativa, inventando al posto della vendetta altre forme di reazione: resistenza non violenta, iniziative di partecipazione, di giustizia, di solidarietà. Il porgere l'altra guancia, come anche gli altri esempi, costituiscono un linguaggio paradossale di sfida, per stimolare la ricerca attiva e intelligente di percorsi alternativi, come individui e come famiglie, ma anche come comunità e come società, in cui non vincano il rancore, la violenza, l'odio e la vendetta, ma l'amore.

Gesù conosceva la legge dell'amore come si leggeva nel libro del Levitico: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Il prossimo da amare erano le persone dello stesso sangue, della stessa razza e religione. Gli altri erano esclusi e odiati, perché, si pensava, odiassero Dio. Pertanto, questa era la norma: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico".

Gesù invece invita "Amate i vostri nemici". Anche loro sono il prossimo da amare. È logico che un discepolo non voglia essere nemico di nessuno, ma ci possono essere persone che sono contro di lui, perché il suo modo di vivere è una denuncia contro il loro egoismo: sono suoi nemici, senza che lui lo voglia. Verso di loro, Gesù esige che tu li ami. Non sta dicendo che i suoi discepoli debbano sentire attrazione e provare sentimenti di affetto verso i loro nemici. L'amore non è solo un problema di emozioni e sentimenti. Amare significa volere e cercare il bene dell'altro. 

Ci sono infinite modalità per cercare il bene dell'altro, secondo il momento e le situazioni. Senza dubbio, si può desiderare di superare l'inimicizia, e per questo Gesù aggiunge: "Pregate per quelli che vi perseguitano". Se la conversione non si realizza, si deve cercare un modo con cui il nemico non continui a nuocere. Amarlo può significare non fargli o augurargli male, ma anche esigere giustizia e riparazione del danno in tutto ciò che è possibile, perdonare senza alcuna forma di complicità, opporsi al male, resistere, allontanarsi, denunciare, creare coscienza, come Gesù stesso ha fatto con i suoi avversari. 

Questo è il modo per riflettere le caratteristiche di Dio Padre: "affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli". Il Padre non discrimina tra i suoi figli, vuole il vero bene di tutti, secondo le loro condizioni e necessità, anche se non lo meritano: "Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". Il sole per tutti, la pioggia per tutti, l'amore del Padre per tutti. I discepoli devono fare lo stesso, come figli e figlie di Dio, cercando il bene di tutti, nonostante le ferite che possono aver ricevuto. Altrimenti, seguiranno la corrente generale, e non la proposta originale di Gesù: "Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne aveteNon fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?". Se i discepoli sono come tutti gli altri, sono inutili, come il sale che ha perso il suo sapore. 

"Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste": la perfezione del Padre non consiste semplicemente nella mancanza di difetti, ma in un amore senza limiti né barriere, gratuito e universale. Allo stesso modo, la perfezione dei figli e delle figlie non consisterà nel perfetto adempimento di tutte le norme, ma nell'imitazione dello stesso amore senza limiti del Padre. 


(Benardino Zanella)


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