"Vivere bene" o "buon vivere": sembra la stessa cosa. In realtà, si tratta di due concezioni opposte della vita e della società. "Vivere bene" è animato dal desiderio di stare bene e di avere di più, di consumare di più, puntando a un benessere sempre maggiore. Il "buon vivere", invece, cerca l'armonia dell'essere umano in sé stesso, e nel suo rapporto con Dio, con gli altri, con la Madre Terra e con tutta la creazione, come ci insegnano i popoli originari dell’America
Al momento del suo battesimo, Gesù era stato dichiarato da Dio Padre: "Questi è il Figlio mio, l’amato". E quando uscì dall'acqua del fiume Giordano, "si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui". Quello Spirito lo condusse poi nel deserto, il luogo della libertà e della maturità, "per essere tentato dal diavolo" e manifestare nelle diverse prove la sua vera identità di figlio di Dio, colui che riproduce nella sua condizione umana le caratteristiche del Padre.
In Gesù si affrontano i due spiriti: lo Spirito di Dio e lo spirito del Maligno. È un aperto confronto tra il progetto del Regno di Dio, che Gesù sta per annunciare, e il progetto opposto, che "l'avversario" vuole realizzare. Questo confronto, che il Vangelo di Matteo drammatizza con le tre tentazioni, in realtà non si limita a un momento iniziale dell'attività pubblica di Gesù, ma è una condizione permanente di tutta la sua vita. Ed è la condizione del discepolo di Gesù, che è sottoposto alle stesse tentazioni, come fu sottoposto a queste tentazioni anche il popolo d'Israele nel deserto, che era caduto ed era stato infedele all'alleanza. Gesù esce vittorioso in tutte e tre le prove; anche il discepolo, seguendo Gesù, potrà vincerle.
Dopo un lungo digiuno di "quaranta giorni e quaranta notti", che ricorda il digiuno di Mosè e i quarant'anni del popolo d'Israele nel deserto, Gesù "ebbe fame". È il momento opportuno per il tentatore di sottoporlo a una prima prova: "Se tu sei figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". Ricordandogli la sua condizione di "figlio di Dio", il diavolo cerca di distogliere Gesù dal suo progetto e gli propone di usare il suo potere a suo favore: il pane per te, e con il pane, i tuoi interessi, la tua affermazione, i tuoi desideri soddisfatti, il tuo maggior benessere. In questa tentazione è presente anche il ricordo del cibo straordinario che Dio ha inviato al popolo affamato nel deserto, la manna. Gesù riconosce che il pane è necessario, ma non basta. La sua risposta rimanda alla potenza della Parola di Dio, che nutre il cuore, lo rende capace di totale fiducia nel Padre, lo libera dall'istinto di cercare solo il proprio interesse, facendo che ognuno lavori per la costruzione di una società giusta e fraterna, dove a nessuno manchi il pane e tutti abbiano una vita degna: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Gesù stesso si farà pane, e chiederà lo stesso atteggiamento ai suoi discepoli.
Con la seconda prova, il diavolo vuole indurre Gesù a manifestare la sua condizione di figlio di Dio con un gesto clamoroso e spettacolare, gettandosi dalla parte più alta del tempio: "Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra". La risposta di Gesù ricorda che già il popolo d'Israele aveva messo a prova Dio, esigendo un intervento straordinario, quando la gente moriva di sete nel deserto. La tentazione coincide anche con l'attesa popolare di un Messia trionfatore, che si sarebbe manifestato nel tempio in gloria e potenza. Gesù confida pienamente in Dio, ma non vuole tentarlo mettendo a rischio la vita: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". Verrà il tempo in cui offrirà volontariamente la sua vita nella fedeltà al progetto del Regno di Dio, sopportando la provocazione degli avversari, che gli ripeteranno: "Se sei il figlio di Dio, scendi dalla croce".
Una terza prova è apparentemente la più esplicita e sfacciata. Il diavolo, da "un monte altissimo", in evidente opposizione al posto proprio di Dio, fece vedere a Gesù "tutti i regni del mondo e la loro gloria", promettendogli: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". In realtà, è la tentazione più sottile e profonda che ogni essere umano deve affrontare in tutte le sue relazioni: la tentazione del potere. Per raggiungerlo, molti sono disposti a mettersi in ginocchio e vendere la loro anima. Il diavolo cerca di sedurre Gesù con questa offerta, l'opposto della sua vocazione: "Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la mia vita". Gesù denuncia l'amore del potere come idolatria, e rivendica l'adorazione solo per Dio: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto", e respinge fermamente il tentatore: "Vattene, Satana!".
Ma il diavolo in realtà non se ne va. Continuerà a tentare Gesù in diversi modi: con l'ostilità e la seduzione dei suoi avversari, con le attese messianiche nazionalistiche del popolo, con i sogni di potere dei suoi stessi apostoli. La vittoria di Gesù rende possibile la vittoria dei suoi discepoli.
(Bernardino Zanella)
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