Le stagioni degli homeless

La povertà, spesso, assomiglia a una malattia endemica che non ti togli più. Ormai il tuo sangue è infetto, ogni tanto il virus ricompare. Se non hai una rete di sostegno al primo inciampo cadi 



Ogni anno, con l'inizio dell'inverno, i media tornano a dare conto dell’emergenza clochard, ma come se si trattasse di un fenomeno stagionale. Tuttavia i problemi di chi vive in strada non hanno stagione: in inverno c’è da affrontare il freddo, in primavera e autunno la pioggia, in estate il caldo. E tutto questo riguarda solo il corpo, che spesso per le persone è l'aspetto meno importante. Nei giorni di neve Marco mi racconta che «non fa freddo, ho il sacco a pelo e poi ho anche due coperte»; per lui il problema sono «i nemici».

Le amministrazioni pubbliche fanno grandi sforzi, ma la multidimensionalità del problema richiede un impegno continuo per stare al passo con i problemi di ognuno. Mettere tende, container o aprire le stazioni della metropolitana risponde alle esigenze del corpo, ma le persone in strada sono qualcosa di più di un corpo da vestire e di uno stomaco da riempire e infatti chiedono, a loro modo, di più. In genere una cosa molto semplice: essere prossimo di qualcuno, essere l’altro che ti è vicino. Un prossimo non astratto, il tuo prossimo: quello che ti sta vicino, su cui puoi posare la mano (la parola greca "plesìos", nel Vangelo di Luca).

L'articolo di Fabrizio Floris continua a questo link:

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