Non c'è nulla da aggiungere ma Gesù è più rigoroso dei Farisei

Il ‘compimento’ che Gesù annuncia e rappresenta, Lui che proclama un modello di comportamento più alto e sincero dei farisei: proprio Lui, dopo tutto, è venuto a salvare quelli che non ce la fanno, i peccatori, gli sconfitti.

Il Siracide è, come si sa, il libro più ‘greco’ della Scrittura (per questo espunto dal canone ebraico). Segue una logica razionale: “Ti ho messo davanti la vita e la morte, l’acqua e il fuoco, dove stendi la mano sarà tuo”. Ed è così! Che tradotto in un proverbio della tradizione suona: “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. Già questo basterebbe a indurre maggior rispetto e della tradizione e della religione ed è cosa buona e giusta ripeterlo ai figli. Si educa così, insegnando la responsabilità. “Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi di spada ferisce…”. È la Legge. Il giudizio è dato, anzi è scelto.

Non ci sarebbe nulla da aggiungere, salvo il dissapore di essere causa del proprio destino. L’errore fa male a chi lo fa. Succede di avere un figlio che non ne vuol sapere, ragiona, seppure, a modo suo, va a sbattere spesso e tu, che sei il genitore, le provi tutte per fargli capire, ti fai mille rimproveri per quelle volte che non hai fatto bene con lui e mille scrupoli per le volte in cui ti pare di aver fatto male.

Perché di fatto, che vuoi farci, si finisce sempre, quasi sempre, per fare qualcosa di sbagliato, sul lavoro, in famiglia, se è vero che anche il giusto pecca sette volte al giorno… Eh, quella volta lì, se avessi preso di là invece che di qua… Gli orientali lo chiamano Karma.
È la legge, appunto, che non cambia nel Vangelo, anzi!    

Gesù è infinitamente più rigoroso dei farisei, i quali si potevano accontentare del rispetto della lettera, della forma. La verità passa per il cuore. Questa è la nuova misura, il modello altissimo e tuttavia alla portata. Ne parla san Paolo. Anche il mio prete diceva: “Non scendete a compromessi con il peccato”, il che forse non lo ha messo al riparo dagli errori, ma non in coscienza. Ma mia moglie, mio marito è infedele…! Come si fa?
Mi pare che qui sia il ‘compimento’ che Gesù annuncia e rappresenta, Lui che proclama un modello di comportamento più alto e sincero dei farisei: proprio Lui, dopo tutto, è venuto a salvare quelli che non ce la fanno, i peccatori, gli sconfitti. Quello che manca alla nostra giustizia, che colma la misura dei nostri scrupoli, l’amarezza di essere causa della nostra ed altrui infelicità, una volta che ce ne siamo resi conto, è la misericordia. È lo stesso Gesù quello che oggi ci detta le regole della perfezione, alle quali la nostra coscienza è pur capace di assentire (la miglior giustizia è la pace, l’amore al coniuge è avere soltanto lui negli occhi e nel pensiero); e l’altro Gesù, quello che sale sul Golgota ed espia il male che è in noi e nella storia, in questa ora di guerra.
È paradossale, almeno sembra: Egli dichiara la nuova Legge e indica la Geenna per chi la infrange e la contraddice espiando Egli stesso l’infrazione.
Allora il compimento di cui parla non è solo l’alta misura della perfezione, ma l’incredibile misericordia che ha per noi: essa stessa è la perfezione compiuta che ricomprende le contraddizioni e i contrasti, i rapporti, i figli, l’educazione.
Ciò permette di comprendere che solo Lui, o Lui per primo, val la pena di cercare, di amare, solo di Lui riempirsi e poco ci costa allora il resto che potrebbe mancarci, anche da parte di noi stessi.
 
(Valerio Febei e Rita)
 


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