Secondo l'articolo 29 della Costituzione, "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". A distanza di 75 anni, però, sembra ci sia bisogno di una revisione. Guardando i dati elaborati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, vediamo che è una minoranza a pensare che per essere una famiglia sia necessario sposarsi, civilmente o religiosamente (22%), e una quota ancora inferiore (13%) ritiene lo sia solo quella che è nata da un matrimonio in Chiesa. Il 63% dei rispondenti, infatti, pensa che la semplice convivenza è già famiglia. |
Vivere sotto lo stesso tetto, dunque, per i nordestini può bastare. Eppure, in tempi non troppo lontani (2008), la maggioranza assoluta (54%) era ancora convinta che fosse necessario sposarsi per essere una famiglia: oggi, il medesimo orientamento non va oltre il 35%. Infatti, ad essersi fatta maggioranza, aumentando dal 44 al 63% (+19 punti percentuali), è la quota di chi pensa basti convivere.
Come variano questi orientamenti nei diversi settori sociali? L'idea che basti convivere per essere una famiglia è presente in misura maggiore tra le persone tra i 25 e i 54 anni (70-72%), ma è tra i più giovani che raggiunge la quota più ampia di adesione (84%). Gli over-65, invece, sembrano essere più divisi tra convivenza (47%) e matrimonio, religioso o comunque inteso (rispettivamente: 25 e 24%: complessivamente, 49%).
Guardando alla pratica religiosa, poi, osserviamo che l'idea che sia la convivenza a identificare una famiglia non si discosta dalla media dell'area tra quanti vanno a Messa saltuariamente (65%), mentre cresce in modo più sensibile tra quanti non sono praticanti (78%). È solo tra chi frequenta la Chiesa assiduamente, infatti, che la quota scende (34%) per lasciare spazio a quanti identificano la famiglia come necessariamente nata da un matrimonio, religioso (31%) o in qualunque modo celebrato (33%).
Come variano questi orientamenti nei diversi settori sociali? L'idea che basti convivere per essere una famiglia è presente in misura maggiore tra le persone tra i 25 e i 54 anni (70-72%), ma è tra i più giovani che raggiunge la quota più ampia di adesione (84%). Gli over-65, invece, sembrano essere più divisi tra convivenza (47%) e matrimonio, religioso o comunque inteso (rispettivamente: 25 e 24%: complessivamente, 49%).
Guardando alla pratica religiosa, poi, osserviamo che l'idea che sia la convivenza a identificare una famiglia non si discosta dalla media dell'area tra quanti vanno a Messa saltuariamente (65%), mentre cresce in modo più sensibile tra quanti non sono praticanti (78%). È solo tra chi frequenta la Chiesa assiduamente, infatti, che la quota scende (34%) per lasciare spazio a quanti identificano la famiglia come necessariamente nata da un matrimonio, religioso (31%) o in qualunque modo celebrato (33%).
L'intero articolo di Natascia Porcellato a questo link:
http://www.demos.it/a02060.php
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