Un uomo di settantasei anni, taxista in pensione, imbraccia il fucile e uccide la moglie sua coetanea sparandole in viso. Poi chiama il 112 e si fa arrestare. Lei malata da una ventina d'anni, lui esaurito e distrutto dal ruolo di infermiere tuttofare.
La prima reazione, nell'apprendere la tragica notizia, è quella di un senso di smarrimento e di compassione per una coppia che è vissuta insieme per quarantacinque anni. Oltre al dramma della malattia invalidante, questo è un dramma della solitudine. La coppia, senza figli, era probabilmente abituata a risolvere i problemi al proprio interno, senza chiedere aiuto, anche quelli più impegnativi come le cure quotidiane al partner per una grave malattia. Una condizione esistenziale difficile che si può reggere se accanto ci sono altre persone che possono dare una mano, sostituire qualche volta, aiutare psicologicamente in momenti di scoramento. ...
L'articolo di Anna Oliverio Ferraris continua a questo link:
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