I sistemi algoritmici stanno trasformando il mondo nel quale l’uomo vive e stanno cambiando l’uomo stesso, il suo modo di relazionarsi con gli altri esseri umani e con l’ambiente circostante e la sua comprensione della realtà, andando ad influenzare il processo di discernimento che egli compie ogni volta che deve prendere decisioni per la sua vita.
Questa affermazione, però, non è pacificamente accolta da tutti e l’idea che gli algoritmi siano soltanto meri strumenti nelle mani dell’uomo è ancora molto forte. Questo pensiero ha radici molto profonde.
Nel quattordicesimo secolo Raimondo Lullo era convinto di poter risolvere qualunque problema attraverso la matematica, in quanto ogni proposizione può essere ridotta in termini complessi e questi ultimi in più termini semplici. Combinando i termini semplici in tutti i modi possibili si possono ottenere tutte le proposizioni vere pensabili: questa è l’arte combinatoria che fonda le basi del calcolo computazionale. Questo sogno di razionalizzazione della realtà portò a ritenere utile matematizzare ogni processo per dare a ciascuno di essi una rispettabilità maggiore di quella che altrimenti avrebbe avuto: ne deriva che i risultati ottenuti da questa procedura assumono una forte credibilità e legittimità. Con il veloce sviluppo dell’informatica e dei computer, alcuni iniziarono così ad affermare che ...
L'intera riflessione di Alessandro Picchiarelli continua a questo link:
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