Il mondo haredi attraverso gli occhi della Knesset

Il mondo ebraico haredi è il meno conosciuto, eppure è il più riconoscibile. Gli uomini vestiti di nero, in camicia bianca, cappello in testa, due boccoli (peot) davanti alle orecchie. Qualche serie televisiva o documentario ne ha raccontato alcuni aspetti, ma su di loro regna molta confusione. 

Anche in Israele, dove rappresentano un quinto della popolazione e dove le tensioni con il resto della società non mancano. Oltre il 40% degli 1,28 milioni di haredi israeliani vive in due città: Gerusalemme e Bnei Brak, alla periferia di Tel Aviv. Percepita come un monolite, questa minoranza è divisa in diverse correnti, gruppi e sottogruppi.
«Per semplificare, i principali movimenti sono tre e sono quelli rappresentati alla Knesset, il Parlamento israeliano: i chassidim (chassid in ebraico significa “pio”) del partito Agudat Israel. Poi c’è Deghel HaTorah, il partito dei Litaim, corrente del movimento haredi ashkenazita. Terzo, il movimento sefardita rappresentato dal partito fondato dal rabbino Ovadia Yosef, lo Shas», spiega  Israel Cohen, giornalista della radio haredi Kol Brama. «I haredim sono uniti dal porre al centro della loro vita lo studio della Torah. Questa è il loro programma di vita, la fonte della loro protezione...

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