Un primo maggio nel mezzo della primavera dell’AI. Tre effetti sul lavoro

Il mercato del lavoro italiano già fortemente polarizzato, rischia una ulteriore polarizzazione tra chi sarà coinvolto dentro questa trasformazione e chi ne resterà marginalizzato. Più che agitare un futuro di lavoro povero generalizzato bisogna costruire le condizioni perché il processo di innovazione sia un processo di diffusa e vasta partecipazione


Ogni tecnologia evolve e matura nel tempo. Recentemente, l’intelligenza artificiale (AI) si è trasformata da concetto futuristico a realtà tangibile. Dagli entusiasmi iniziali dei momenti fondativi al Dartmouth College nel 1956, l’attenzione e lo sviluppo dell’AI ha avuto numerosi abbandoni, veri e propri inverni. Questo primo maggio avviene in una fase di “primavera” dell’intelligenza artificiale. Crescono gli investimenti, l’attenzione mediatica, si allarga la platea di chi vi entra a contatto e la utilizza quotidianamente.

Anche stavolta, il nostro Paese (e non solo) È diviso tra ottimisti e pessimisti. E anche le conferenze, a cui spesso partecipo, sono divise tra relatori che cercano di sorprendere (wow) spesso con l’aspetti estremi e applicazioni ancora non mature ed altri che cercano di spaventare.

 

Personalmente ritengo che ...



L'analisi di Marco Bentivogli continua a questo link:

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