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Natale: ora di cambiare la data? La motivazione di una provocazione

Il Natale non ci chiede di amare un bambino. Quello a cui la società lo ha ridotto ci fa dimenticare come questa festa sia comprensibile e assuma senso solo alla luce della croce e della risurrezione. 


In fin dei conti nella festa che chiude liturgicamente il periodo natalizio, il giorno dell’Epifania, il Diacono annuncia tutte le feste partendo dalla Pasqua di Risurrezione per giungere, alla fine come ultima, il Natale: tutto dipende dalla Pasqua, tutte le feste che scandiscono il nostro cammino nella storia di ogni anno e, tutte, vanno lette alla sua luce. Senza di questo perdono, smarriscono il loro vero significato, la loro essenza. 

Non per nulla anche nella celebrazione nella notte di Natale (non a mezzanotte che è solo una tradizione con la “t” minuscola), come pure tutto il periodo natalizio, iniziamo le nostre liturgie e la nostra preghiera segandoci con la croce. Purtroppo non ci facciamo affatto caso.

Questo nulla toglie alla gioia di questo giorno nel quale riconosciamo che il Signore è venuto, viene e verrà. Saper accorgerci che lui è già presente nella nostra storia di tutti i giorni, in ogni momento della nostra vita è stato il messaggio dell’Avvento; scoprirlo non può che essere un’esplosione di gioia condivisa che, nella liturgia dura una settimana come, guarda caso, la festa della Pasqua di Risurrezione.

 

Nei primi secoli della chiesa, la memoria della nascita di Gesù, Messia, Signore e Salvatore, era celebrata nel contesto più ampio della manifestazione della divinità di Cristo al mondo nella festa dell’Epifania il 6 gennaio e, in oriente, questo accade anche oggi. Fu a partire dal IV secolo che fece la sua apparizione in occidente la festa del Natale. Essa venne a sostituirsi, il 25 dicembre, alla festa del sol invictus, che nel mondo romano si celebrava nel solstizio d'inverno, quando la notte ricomincia a diminuire per fare spazio alla luce del giorno. Oggi pare che si sia ritornati quasi esclusivamente a questa festa che adombra il ricordo della memoria della nascita di Gesù con la quale i cristiani intendevano affermare che è Cristo il vero sole di giustizia venuto a illuminare chi giace nelle tenebre. Forse si potrebbe ipotizzare di lasciare il 25 dicembre alle luminarie della festa “pagana” e riprendere quella di fede nella data del 6 gennaio o la domenica seguente la IV di Avvento (ne sono convinti pure alcuni preti amici).

Celebrando il Natale del Signore la comunità cristiana confessa la presenza umile di Dio in mezzo all’intera umanità, a compimento delle promesse messianiche fatte a Israele per bocca dei profeti. Allo stesso tempo essa contempla il «meraviglioso scambio»: Dio che assume la natura umana perché gli uomini possano accedere alla natura divina. Inoltre, facendo memoria della venuta di Cristo nella carne, i cristiani orientano il loro sguardo alla venuta del Signore nella gloria. Quest'ultima sfumatura della festa del Natale si è sviluppata particolarmente in occidente, dove la sua celebrazione è preparata dal tempo dell'Avvento, memoria della parusia e invito a vigilare nel tempo presente per discernere nella storia i segni della venuta di Cristo.

Gli addobbi natalizi poi fondono diverse tradizioni: gli abeti interpretano nelle tradizioni dei paesi del nord, poi diffusisi in tutto il mondo, l’Albero della Vita presente in tutte le religioni, le mitologie, filosofie e culture. Le luci e le stelle che lo addobbano annunciano la vittoria sul buio del solstizio di inverno; le palle colorate di oggi rappresentano i frutti che invitano ad essere condivisi, segno di comunione e non di discordia, di relazione e non di invidia.

Le fronde sempreverdi anche quando sono multicolori e le luminarie per le strade richiamano la vita che non si spegne. Di fatto storia umana è/e storia sacra si condensano negli addobbi di questo periodo. Non è raro nei paesi del Nord come in quelli del Tirolo vedere ancora oggi gli alberi adornati da mele rosse e candeline vere che, accese, richiamano quelle della Notte Santa della Risurrezione del Signore.

(BiGio)

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