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Non tutti, ma chiunque

La cosa difficile da spiegare agli uomini che resistono a ogni discorso sulla violenza maschile che li coinvolga in prima persona è che certo, non tutti, ci mancherebbe pure: ma chiunque. Non è questione di quantità, è questione di imprevedibilità

Il processo Pélicot è il caso che più facilmente fa venire a galla i “Non tutti gli uomini!” come pesci morti sulla superficie dell’acqua, proprio perché fra gli stupratori di Gisèle Pélicot c’era chiunque, bisogna dirlo, ripeterlo, che si capisca. Non erano mostri, erano uomini con una vita normalissima, vicini di casa di qualcuno, padri, fratelli. E tutti, uno dopo l’altro, hanno fatto la serie di scelte in sequenza che portavano a quello stupro, dalla frequentazione del sito in cui avveniva il primo abuso fino all’ultimo. E nessuno ha detto: questa roba non va bene, avverto le autorità. Dominique Pélicot è stato preso perché beccato a riprendere sotto la gonna delle donne in uno spazio pubblico, non certo per quello che faceva in casa sua con la complicità di decine (ma in fondo, più probabilmente, migliaia: tutti quelli che hanno letto l’annuncio e hanno pensato fosse normalissimo nel contesto) di uomini.

Non tutti: chiunque. Quello che gli uomini che fanno spallucce non vogliono capire è che per una donna c’è un vantaggio evolutivo nel dare per scontato che qualunque uomo possa rappresentare una minaccia alla sua incolumità. Se ne lamentano pure, ci sfottono: ci dispiace per voi che frequentate brutta gente, cambiate compagnie. Oppure ci danno delle pazze invasate. Gisèle Pélicot è stata violentata anche da un vicino di casa: lo frequentava? No: viveva nella casa accanto, come facciamo tutte, ogni giorno. 

Non tutti: ma non sappiamo quali. La metafora che viene usata più spesso per provare a spiegare il pericolo agli uomini è questa: immaginatevi di entrare belli tranquilli in una fossa piena di serpenti, di cui solo alcuni sono velenosi. Non mi pare una metafora calzante, perché l’essere umano è addestrato da millenni di evoluzione ad allontanarsi dai serpenti, a meno che non abbia la certezza che si tratta di innocue bisce. Prima ti allontani, poi eventualmente allontani la biscia. La metafora corretta è quella di un piatto di risotto che contiene dei funghi velenosi collocato fra tanti piatti di risotto ai funghi commestibili: dall’odore non si capisce, dal sapore neanche, lo sai solo quando devi andare al Pronto Soccorso, se non stai direttamente morendo.

Non lo sappiamo. Non possiamo saperlo. Nessuno degli uomini che hanno abusato di noi aveva in testa un grande cartello con scritto “PERICOLO” a caratteri cubitali: anzi, sono gli stessi uomini a normalizzare e considerare legittimi comportamenti controllanti che costituiscono violenza psicologica, e che possono portare a quella fisica. Filippo Turetta, per citare quello le cui ossessioni sono state squadernate in lungo e in largo, era uno qualunque: carino e gentile all’inizio, diventa ossessivo, infine violento. Poteva saperlo, Giulia Cecchettin? No, perché “non tutti gli uomini”, ma soprattutto non quello lì, quello da cui nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Se l’avesse allontanato a forza, scomparendo dalla sua vita (come? Stiamo parlando di Vigonovo, non di Chicago), è probabile che lui avrebbe comunque trovato il modo di farle del male. Nessuno l’ha fermato, e per la legge italiana i suoi messaggi continui non costituivano comportamento persecutorio, pur essendo la manifestazione evidente del suo desiderio di rivalersi per il torto che sentiva di aver subito da lei, la privazione di un diritto.

Non tutti gli uomini commettono violenza, qualunque uomo può farlo, perché autorizzato da una cultura che si riferisce alle donne in maniera molto esplicita come funzioni sociali e familiari. Uno che non è mai stato violento in un modo può diventarlo in un altro. Uno che non si pensa violento, lo è. Non tutti gli uomini, ma qualunque uomo: non sappiamo quale. E non è una nostra responsabilità capirlo, è una responsabilità degli uomini identificare in sé gli elementi che giustificano la violenza, propria e altrui.

(Giulia Blasi)

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