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Abbiamo perso lo stile itinerante che Gesù suggerisce

Papa Francesco ci sta chiamando a una «nuova tappa evangelizzatrice segnata dalla gioia di Gesù». In che potrebbe consistere? Quale potrebbe essere la sua novità? Che cosa dobbiamo cambiare? Quale fu realmente l’intenzione di Gesù nell’inviare i suoi discepoli a prolungare la sua missione evangelizzatrice?



Una Riflessione di José Antonio Pagola

Il racconto di Marco lascia chiaro che solo Gesù è la fonte, l’ispiratore e il modello dell’azione evangelizzatrice dei suoi seguaci. Non faranno nulla in nome proprio. Sono «inviati» da Gesù. Non predicheranno se stessi: annunzieranno solo il suo Evangelo. Non avranno altri interessi: si dedicheranno soltanto ad aprire strade al Regno di Dio.

L’unica maniera di dare impulso a una «nuova tappa evangelizzatrice segnata dalla gioia di Gesù» è purificare e intensificare questo legame con Gesù. Non ci sarà nuova evangelizzazione se non ci sono nuovi evangelizzatori, e non ci saranno nuovi evangelizzatori se non c’è un contatto più vivo, lucido e appassionato con Gesù. Senza di lui faremo tutto meno che introdurre il suo Spirito nel mondo.

Nell’inviarli, Gesù non lascia i suoi discepoli abbandonati alle loro forze. Dà loro il suo «potere», che non è un potere per controllare, governare o dominare gli altri, ma la sua forza di «scacciare demoni», liberando le persone da quello che le schiavizza, opprime e disumanizza.

I discepoli sanno molto bene di che cosa li incarica Gesù. Mai lo hanno visto comandare qualcuno. Lo hanno sempre conosciuto che curava ferite, alleviava la sofferenza, rigenerava vite, liberava da paure, contagiava fiducia in Dio. «Guarire» e «liberare» sono i compiti prioritari nell’agire di Gesù. Darebbero un volto radicalmente diverso alla nostra evangelizzazione.

Gesù li invia con il necessario per camminare. Secondo Marco porteranno solo bastone, sandali e una tunica. Non hanno bisogno di altro per essere testimoni dell’essenziale. Gesù li vuole vedere liberi e senza legami, sempre disponibili, senza istallarsi nel benessere, confidando nella forza dell’Evangelo.

Senza ricuperare questo stile evangelico, non c’è «nuova tappa evangelizzatrice». L’importante non è dare avvio a nuove attività e strategie, ma distaccarci da abitudini, strutture e schiavitù che ci stanno impedendo di essere liberi per contagiare l’essenziale dell’Evangelo con verità e semplicità.

Nella Chiesa abbiamo perso questo stile itinerante che Gesù suggerisce. Il suo andare è lento e pesante. Non sappiamo accompagnare l’umanità. Non abbiamo agilità per passare da una cultura già superata alla cultura attuale. Ci attacchiamo al potere che abbiamo avuto. Ci complichiamo con interessi che non coincidono con il Regno di Dio. Abbiamo bisogno di conversione.

(dal sito: www.insiemesullastessabarca.it)

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