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"Stop agli accordi con la Libia sui migranti". Appello ignorato



Più di cento associazioni hanno aderito alla mobilitazione e si sono ritrovate in Piazza Montecitorio insieme a cittadini e cittadine, in occasione della votazione in Parlamento per il rinnovo delle missioni internazionali, compresa quella in Libia, fissata per il 15 luglio.

Chiare e non nuove le richieste della società civile: stop al rinnovo della missione in Libia e alla prosecuzione della cooperazione con le autorità libiche senza garanzie concrete sulla protezione dei diritti umani di migranti e rifugiate; no al sostegno e alla collaborazione con la "Guardia costiera libica" finalizzato al respingimento forzato in Libia, si alla costruzione di un piano che preveda l'evacuazione immediata delle persone rinchiuse nei centri di detenzione libici e all’estensione dei canali di ingresso regolari per persone migranti e rifugiate; si al ripristino di un sistema istituzionale di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e al riconoscimento del ruolo essenziale svolto dalle ONG per la salvaguardia della vita in mare.

Purtroppo però l'accordo è stato rifinanziato

Caduti nel vuoto appelli e inviti al boicottaggio in nome dei diritti umani.

Nulla cambia nella gestione dei flussi irregolari: l’Italia e l’Europa continuano a ragionare più con la pancia che con la testa. Non che dal 2017 gli accordi con le milizie libiche e il rafforzamento della cosiddetta Guardia costiera non abbiano giocato un ruolo fondamentale, sia nel far crollare delle partenze, sia nel ricondurre gran parte di chi parte nuovamente nel paese “non sicuro” per antonomasia. 

Ma alle politiche di contrasto dei flussi irregolari Italia ed Europa continuano a non affiancare quelle di salvataggio in mare (e così i morti triplicano rispetto all’anno scorso). Anzi, bloccano le poche navi Ong, malgrado i dati mostrino che la loro presenza in mare abbia un effetto nullo sul numero di chi parte dalla Libia. Negli ultimi mesi il Governo italiano ha provato a cambiar passo, annunciando corridoi umanitari per 500 persone e chiedendo ai libici di chiudere i centri di detenzione. Ma sui corridoi Roma è pressoché sola in Europa, e Tripoli è sorda alle richieste italiane. E così si va avanti, vivacchiando, fino alla prossima crisi.



In piazza c'erano anche Pax Christi e gli Scout


Pax Christi, nel suo comunicato di adesione del 14 luglio 2021, ha ricordato la denuncia di Papa Francesco, l’8 luglio 2020, anniversario del suo viaggio a Lampedusa nel 2013: “Di quanto succede in Libia ci danno una versione distillata (...) In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (...) Tutto ….nel bene e nel male! Questo monito risulta oggi di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni. 

Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti.”


Non possiamo non vedere chi ci vuole alleati con i carnefici - prosegue il comunicato di Pax Christi - fornendo attrezzature e anche armi per fomentare guerre che poi provocano ulteriori tragedie e disperazione chi deve fuggire per salvare la propria vita. Non possiamo accettare che anche questo Governo investa sempre più nelle armi e creda sempre più e soltanto nella logica della violenza e sopraffazione. Crediamo che sia possibile un modo diverso di incontrare i migranti non di ‘affrontarli’.


Ci verrà chiesto dove eravamo? E da che parte stavamo?

Noi siamo dalla parte delle vittime. 


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