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Se una comunità ride assieme ha fiducia in Dio

 

Ebbe compassione, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2012

La scena è carica di tenerezza. I discepoli arrivano stanchi del lavoro compiuto. L’attività è così intensa che nemmeno «trovano tempo per mangiare». E allora Gesù fa loro questo invito: «Venite in un luogo tranquillo a riposare».

Noi cristiani dimentichiamo oggi troppo spesso che un gruppo si seguaci di Gesù non è solo una comunità di preghiera, riflessione e lavoro. Ma anche una comunità di riposo e distensione.
Non è stato sempre così. Il testo che segue non è di alcun teologo progressista. È stato redatto nel lontano secolo IV da quel grande vescovo poco sospettato di frivolezze che fu Agostino d’Ippona.

«Un gruppo di cristiani è un gruppo di persone che pregano unite, ma anche conversano insieme. Ridono insieme e si scambiano favori. Stanno scherzando insieme, e insieme stanno seriamente. Sono a volte in disaccordo, ma senza animosità, come si sta a volte con se stessi, utilizzando questo disaccordo per rafforzare sempre l’accordo abituale. Apprendono qualcosa gli uni dagli altri e lo insegnano gli uni agli altri. Sentono con pena la mancanza degli gli assenti. Accolgono con gioia quelli che arrivano. Fanno manifestazioni di questo o altro tipo: scintille del cuore di quelli che si amano, espresse del volto, della lingua, degli occhi, e mille gesti di tenerezza».

Forse quello che oggi più ci sorprende in questo testo è quell’immagine di cristiani che sanno pregare, ma sanno anche ridere. Sanno essere seri e sanno scherzare. La Chiesa attuale appare quasi sempre grave e solenne. Sembra come se noi cristiani avessimo paura delle risate, come se le risate fossero segno di frivolezza o di irresponsabilità. C’è tuttavia un umorismo e un saper ridere che è segno piuttosto di maturità e di saggezza. È il ridere del credente che sa relativizzare quello che è relativo, senza drammatizzare se non è necessario i problemi.

È un ridere che nasce dalla fiducia ultima in quel Dio che ci guarda tutti con pietà e tenerezza. Un ridere che distende, libera e dà forza per continuare a camminare. Questo ridere unisce. Quelli che ridono insieme non si aggrediscono né si fanno del male, perché il ridere veramente umano nasce da un cuore che sa comprendere e amare.

Josè Antonio Pagola

(dal sito: www.insiemesullastessabarca.it)

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