La crisi è ammessa dal 65,6% dei praticanti: la Chiesa non ha saputo cogliere le sfide della modernità: che fare? Cercare la Chiesa fuori dalla Chiesa, uscendo dall'autoreferenzialità.
Il gregge smarrito invece della pecora smarrita: l’aggiornamento della parabola evangelica, già anticipata da Papa Francesco, è ora rilanciata da un gruppo di cattolici per provare a intendere l’attuale malessere della Chiesa.
«Nell’ovile abbiamo soltanto una pecora e voi dovete andare fuori a trovare le altre novantanove» viene ripetendo da otto anni Papa Bergoglio proponendo a rimedio la strategia dell’uscita.
Qualcosa di molto somigliante propone ora Giuseppe De Rita a nome di un gruppo di amici che si è denominato «Essere qui» e si dice mosso dalla convinzione che la cultura Cattolica abbia ancora «molto da offrire» purché appunto i suoi portatori escano dall’autoreferenzialità e si decidano a «cercare la Chiesa fuori della Chiesa».
Giuseppe De Rita è il presidente, Liliana Cavani la vicepresidente: e già si capisce che si gira al largo dalle sacrestie. Il sentore del campo aperto si conferma con l’elenco dei soci, che spazia da Ferruccio de Bortoli a Romano Prodi, ad Andrea Riccardi. E ci sono Gennaro Acquaviva, Renato Balduzzi, Carlo Borgomeo, Annamaria del Prete, Amalia Maione, Mario Marazziti, Mario Morcone, Alessandro Pajno, Massimo Naro.
Il libretto si presenta come un «rapporto di ricerca» simile a quelli del Censis, dei quali Giuseppe De Rita è storico padre e maestro. Parte dalla fotografia della «prova» che l’anno della Pandemia è stato per la Chiesa Italiana e nel quale «alcune criticità latenti da anni, come lo scollamento con la società reale, la distanza tra fedeli e pastori, l’irrilevanza nel pensiero socio-politico, sono emerse con decisione».
Irrilevanza innanzitutto. Il rapporto segnala che «per il 39% degli italiani e per il 50% dei praticanti, la Chiesa ha accettato troppo acriticamente le decisioni del governo di sospendere prima e limitare poi le funzioni religiose». E solo il 28,6% dei praticanti ha vissuto come una «privazione» l’impossibilità di andare a messa. Il gruppo ammette che all’incapacità comunitaria di interpretare lo stravolgimento pandemico ha «parzialmente» rimediato Papa Francesco ma la descrizione della «Chiesa in declino» è senza misericordia: la crisi è ammessa dal 65,6% dei praticanti. Il 42,2% ritiene che non abbia saputo cogliere le sfide della modernità. Il 50% riconosce che «i parroci conoscono sempre meno la realtà sociale delle loro parrocchie». La perdita della gamba sociopolitica «ha indebolito la cultura cattolica più di quanto non l’abbia resa autonoma». Certo perdurano le innumerevoli azioni sociali della cattolicità «ma senza che esista una sintesi e una rappresentazione comune: il risultato è una Chiesa che parla senza contare e che agisce senza parlare».
Che fare «per ripartire»? Il gruppo rifugge dalle tentazioni fondamentaliste e ritiene che oggi barricandosi a difesa dei valori non negoziabili «si viene marginalizzati» e si perde «il dialogo costruttivo con il resto della società». Che è invece la via proposta: perché «la vita della Chiesa è nella relazione»; e perché «mettere un piede fuori dal suo recinto l’aiuterà a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla».
(Luigi Accattoli - Corsera 8 luglio 2021)
" La vita della Chiesa è nella relazione"
RispondiEliminaLa pandemia ha accentuato la mancanza di relazione fra i cattolici: infatti esisteva già