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Divorate la parola e distribuite il pane

di David Maria Turoldo

Voglio fermarmi soltanto sul discorso del pane. Intanto il discorso del pane è un discorso fondamentale per tutti: al fondo di tutti i problemi è il pane. Anche oggi le guerre sono occasionate dal pane non diviso, dalla fame, dall’economia che diventa poi occupazione, rapina, diventa appropriazione indebita dei beni altrui, diventa scialo da una parte e miseria dall’altra, eccetera eccetera. I1 problema del pane è di una gravità unica ed è sempre fondamentale.

Anche oggi, se voi pensate, mentre io sto parlando, immagino di essere in paesi come l’Alto Volta, come il Bangladesh. Io sono stato in Bangladesh e sono fuggito via perché non riuscivo a inghiottire il boccone di pane perché avevo intorno cinquanta, cento bambini che mi chiedevano quel boccone, e uno era sfiancato, quell’altro era focomelico, quell’altro era con gli occhi bruciati dalla cataratta, erano tutti dei piccoli mostri a causa della miseria e tu dovevi camminare facendoti largo. Provate voi a fare il di- scorso del pane, fate il discorso del pane all’affamato!

Da noi il problema del pane in quanto pane l’abbiamo risolto. Non c’è nessuno da noi che muore di fame, anzi siamo strasazi. I nostri figli rischiano di non sapere neanche il gusto del pane perché ne hanno troppo.

Noi, da piccoli si andava dietro i frammenti, le piccole pagnotte, e le si toccavano e le si prendevano; anzi le si tenevano in bocca perché non andassero giù, per sentire il sapore e che perduras- se... Adesso dove trovate? Non sanno niente, non sanno neanche il sapore dei cibi che mangiano perché ne hanno troppi. Il problema del pane è risolto da noi, eppure questi ragazzi – diciamo ragazzi, perché io penso che voi tutti adulti abbiate qualche volta riflettuto su questo – sono così disperati, così scontenti, così insoddisfatti. Il nostro mondo è il mondo degli insoddisfatti, degli strasazi e insieme insoddisfatti.

Perché è vero che il problema del pane è decisivo, ma non è l’ultimo discorso, tant’è vero che: «non di solo pane, non di solo pane!», è l’antifona che sta oggi alla proclamazione del vangelo. «Non di solo pane vive l’uomo, bensì di ogni parola»!

Ecco, questo è un discorso da fare e da fare anche al lume di una ragione, di una scienza e di una economia naturale senza disturbare Dio e la fede. Questo è!

Ma se poi passiamo anche al problema della fede è certissimo che il problema fondamentale di Cristo – difatti, non per nulla la sua prima tentazione era la tentazione di convertire le pietre in pane – è il problema del pane. Tutta la vita di Cristo si svolge sotto il segno del pane. Nasce a Betlemme che è la città del pane perché Betlemme vuol dire: città del pane. È Lui il pane, diventerà Lui il pane, si farà Lui il pane degli altri! «Io sono il pane»; la parola di Dio è il vero pane.

Allora c’è un problema che sta al centro di tutta questa meditazione, di questa proposta liturgica di oggi: è il problema della Parola. La parola di Dio. Difatti: «non di solo pane, bensì di ogni parola».

E notate: è della Parola che dobbiamo nutrirci, e cioè la vera opera di Dio è credere, cioè è vivere e tradurre nella realtà la parola di Dio: nella tua esistenza, nella realtà.
Pensate se la chiesa—chiesa che poi vuol dire ecclesia, umanità fedele, umanità credente – traducesse questo. Ma già solo se i cristiani avessero il coraggio di dividere – loro soli – il pane, ce ne sarebbe a sufficienza per tutti. Pensate!

Se tu non hai una visione così umana e profonda, se tu non hai una visione che va oltre, che scavalca tutti gli egoismi e tutti gli individualismi, che ti fa sentire inserito come dentro l’umanità: uno coi tuoi fratelli: chi è nella fame, che non abbia io fame! Se non è questa visione non c’è soluzione.

Noi partecipiamo a un sistema dove non c’è soluzione, assolutamente! E ci saranno sempre più morti di fame e si ricorrerà, per salvarci dall’esplosione demografica, alla sterilizzazione, alla strumentalizzazione, all’avvilimento di ogni creatura. Non c’è soluzione, assolutamente!

«Io sono il pane, e chi mangia di me avrà in se stesso la vita. Io sono il pane e chi mangia di me non avrà più fame». Ecco la soluzione del problema. E «chi crede in me non avrà più sete», perché finalmente ha trovato la risposta.

Ecco il grande problema! Che sia così almeno di noi.

(da: www.insiemesullastessabarca)

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