Quale segno fai perché vediamo e possiamo crederti? La risposta di Gesù: Io sono il Pane della vita. Nutrire la vita è l’opera di Dio. Io sono il Pane della vita, il pane che alimenta la vita. L’uomo nasce affamato e il pane della vita sazia la fame, ma poi la riaccende di nuovo e sveglia in noi «il morso del più» (L. Ciotti), un desiderio di più vita che morde dentro e chiama, una fame di più libertà e più creatività e più alleanza.
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Riprendendo i temi che Marco ci ha lasciato, noi non solo siamo chiamati a fissare lo sguardo su Gesù non fermandoci sui segni (come rischiamo di fare anche di fronte all’Eucarestia) ma, sapendo che c’è dato solo Dio come risposta ai nostri bisogni che il Vangelo della scorsa domenica ci ha indicato, c’è anche chiesto di essere quella comunità di discepoli che sa di non poter “possedere” il suo Signore. Per questo continua ad essere alla ricerca, a non accontentarsi, a non rimane “statica” nei gesti che compie, ma continua a seguire Gesù facendo suo il suo modo di aver compassione di tutti quelli che incontra nel suo continuo spostarsi, strada facendo, di villaggio in villaggio.
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Una Comunità che pone le sue domande come la folla, ma anche ascolta le risposte del Signore per fare ulteriori passi, non solo per saper leggere i segni, ma anche per riuscire a cercare Gesù; non solo per fare delle opere, ma per credere; non solo per scoprire le proprie opere, ma sapendo che lei è la grande opera di che Dio sta realizzando.
Così facendo la Chiesa impara ad essere lei il pane buono per gli uomini ed essere lei un qualcosa che, non per suo merito, discende da Dio e che in questo modo è in grado di dare la vita al e per il mondo.
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