Sono da sottolineare queste tre azioni. Un annuncio di Dio non lascia indifferenti, provoca il mettersi in piedi e, lasciando le proprie sicurezze, il proprio tran-tran. Non è un viaggio tranquillo quello che si prospetta, è un cammino lungo, accidentato, in salita come quello della vita, ma guidato da una impellenza che si impone su tutto: la meta sarà un incontro non tanto tra due donne incinte, ma quello tra due bambini ancora in grembo che, però, sono il futuro che si apre ad una vita nuova.
Avviene che, in questo incontro, Giovanni inizia a danzare, a saltellare di gioia nel ventre di Elisabetta, come aveva fatto Davide davanti all’Arca dell’Alleanza nella quale Dio – il Signore - aveva preso dimora, mentre veniva trasportata dalle montagne di Giuda a Gerusalemme. Maria ci viene così presentata come l’arca dei tempi messianici, nei quali il Signore stesso ha preso casa.
Elisabetta esclama: “Beata colei che ha creduto, perché vi sarà un compimento a quanto le è stato detto da parte del Signore”. È questa una traduzione un po’ diversa da quella alla quale siamo abituati a leggere e a sentire, è più letterale ma aiuta a comprendere bene.
Inoltre questa versione presenta una analogia precisa con le Beatitudini che saranno proclamate da Gesù:
“Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete, perché riderete”
Se ci si fa caso ogni beatitudine è composta da tre elementi:
una dichiarazione (beati voi)
la situazione attuale di chi è dichiarato beato (povertà, fame, pianto)
l’annuncio di una promessa (vostro è il Regno di Dio, sarete saziati, riderete)
Nella traduzione data si possono vedere con più chiarezza questi tre elementi; Maria è:
beata
colei che ha creduto
perché vi sarà un compimento
In questo modo Maria ci appare con chiarezza l’immagine di ogni credente, di ogni discepolo di Gesù al quale viene fatta una grande promessa, anzi, la grande promessa: tutte le parole del Signore si compiranno.
Allora davanti a noi, discepoli, si apre un preciso avvenire, che ci viene incontro perché donatoci da Dio e che, in quanto tale, non può che essere una sorpresa, la sorpresa del realizzarsi della sua giustizia che è la sua volontà. Una realtà che irromperà nella nostra vita e che provocherà una discontinuità con il nostro passato, diventando il presente nel futuro.
La risposta di Maria è il Magnificat che allora diventa il cantico proprio di tutti i credenti più ancora di un inno legato specificatamente alla Visitazione.
È importante notare come sia una specie di antologia di brani della Scrittura uno di seguito all’altro che creano una incredibile unità. È l’immagine di quella che dovrebbe essere sempre la preghiera di ogni credente e questo avviene quando la familiarità con la Scrittura è intensa e quotidiana. Scende allora nel profondo del cuore del credente e riaffiora sulle sue labbra quando si rivolge a Dio rileggendo la sua vicenda personale.
Se la preghiera è realmente un dialogo con il Signore, è prima di tutto ascolto della sua Parola; poi, a immagine di Maria, è il custodire le Sue parole nel nostro cuore (Lc 2,19), spingendosi a restituirle nei fatti della nostra vita. Allora si riuscirà a fare quella Sua volontà alla quale siamo chiamati a tendere per essere giusti davanti a lui.
(BiGio)
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