“Per uscire dal tunnel" era lo slogan che molti cittadini hanno fatto loro, sentendolo più decisivo del caldo torrido che avrebbe sconsigliato ogni raduno stamattina a Marghera.
Per questo è stata ancora più rilevante la presenza di cittadini di ogni età, per farsi sentire da questa nostra città che sembra rispondere solo con interventi repressivi di ordine pubblico alla disumana situazione di centinaia di persone lasciate, proprio in questo tunnel di Via Rizzardi, alla loro penosa condizione di "emarginati", "tossici" "sbandati" senza dimora".
"Mestre sta diventando" come dichiarano le realtà promotrici con Marghera Libera e pensante “la capitale per morti di eroina nel nostro paese. Un triste primato che ci parla di una sostanziale inadeguatezza e di una mancanza di strategia da parte di questa Amministrazione nell’affrontare le complesse problematiche sociali emerse in questi ultimi anni. A peggiorare la mancanza di strategia nell’affrontare questi fenomeni, si aggiunge il disinvestimento nei servizi di welfare dedicati. L’ultima notizia di questi giorni è che il serD di Mestre perderà altri medici nel completo disinteresse della Regione del Veneto e del Comune di Venezia che dovrebbe invece chiedere spiegazioni per questa scelta”
Ognuno deve fare la sua parte in questa complessa situazione che i giovani presenti stamattina al presidio invece di chiamare “degrado” hanno preferito descrivere come un “abbandono” da parte della città e di chi l'amministra.
Purtroppo nella gente sembra prevalere lo stigma di una diffusa mentalità che tende a disumanizzare le persone che a tutte le ore del giorno fanno uso di droghe anche mortali, esseri umani diventati invisibili proprio sotto gli occhi dei passanti. Per questo è stato importante esserci e sarà doveroso unire le forze della società civile che in quei “fantasmi dai corpi scheletrici che sbucano nel buio uno dietro l’altro” vede ancora delle persone di cui prendersi cura. Insomma, esattamente quello che ha detto Aboubakar, passante non distratto che la prossima volta devo ricordarmi di invitare e che di cuore ringrazio.
(Nandino)
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