Dopo anni di prestiti rivelatisi vere e proprie trappole per le economie emergenti, Pechino gioca la carta della sanatoria, cancellando i rimborsi dovuti da 17 Stati del Continente nero. Peccato che nel frattempo interi pezzi di industria locali siano caduti in mani cinesi
Prima la valanga di prestiti a condizioni a dir poco onerose, quando non vessatorie. Poi una specie di sanatoria, quasi una pace universale dal sapore finanziario. In Africa, negli ultimi anni, tanti governi se la sono passata male a causa dei finanziamenti concessi dalle banche cinesi, la cui vera natura è stata a più riprese raccontata da questa testata. Soldi prestati in cambio di autentiche ipoteche, quando non veri espropri, di infrastrutture, porti, pezzi di industria. E chi non riusciva a rimborsare il denaro erogato (il caso del Kenya vale per tutti ma c’è anche l’Uganda), che ha trasformato il Dragone nel primo prestatore globale ai Paesi africani, poteva rimetterci persino la tenuta delle finanze pubbliche, imbottite di debito tossico.
Ora però, dopo aver devastato molte economie del Continente nero a suon di prestiti-trappola, Pechino, in piena psicosi da crisi bancaria e con lo spettro di una Lehman Brothers cinese, ha deciso2 di darci un colpo di spugna.Attenzione però, questo non vuol dire che il danno non sia stato fatto, visto che non pochi asset sono sono caduti nelle mani della Cina, quando i governi cominciavano ad annaspare nel rimborsare il debito. Sulla questione del debito dell’Africa maturato con la Cina è intervenuto, recentemente, anche l’Ispi, l’Istituto per gli studi politici internazionali. Chiarendo un punto: la Cina ha sì prestato fior di miliardi al Continente, ma solo o quasi per interesse personale e geopolitico. Per azzannare le economie emergenti e mettergli, se possibile, un cappio al collo.
L'intero articolo di Gianluca Zapponini a questo link:
https://formiche.net/2022/08/cina-africa-debito-prestiti-banche/
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