Nonostante un negoziato per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi sia in corso dal 2013 le posizioni di Belgrado e Pristina sono ancora lontane e la Serbia non ha mai riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, proclamata unilateralmente nel 2008.
Russia e Cina continuano a non riconoscere il governo di Pristina e in più di un’occasione di recente sono tornate a condannare l’intervento della NATO in Serbia: nel 1999 l'alleanza militare occidentale lanciò una campagna di bombardamenti nella Jugoslavia di Slobodan Milosevic nel tentativo di fermare l'assalto delle truppe di Belgrado contro i kosovari di etnia albanese che combattevano per l'autonomia. Oggi, l’escalation di tensione arriva dopo che l’accordo tra i due paesi promosso dall’amministrazione americana di Donald Trump sembra aver portato a ben pochi progressi. Ma a ben guardare è anche frutto della mancata integrazione e dell’incapacità europea a portare avanti una mediazione e un dialogo realmente costruttivi nei Balcani. Dopo l’invasione russa in Ucraina, la decisione dell'Unione Europea di accelerare l’ingresso di Kiev nell’Unione rischia di destabilizzare una regione costretta ad aspettare in un perenne limbo, continuamente esposta al rischio di nuove crisi e conflitti.
L'articolo dell'ISPI sulla situazione e l'attuale "guerra delle targhe" a questo link:
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