«Non c’è oggi quell’altra?». La domanda di un’anziana signora a uno dei preti della sua parrocchia è la più adatta ad aprire queste righe, un po’ racconto e un po’ riflessione. La signora ha infatti smontato con estrema naturalezza fiumi di righe e volumi di fiato spesi ad attribuire al popolo cristiano il rifiuto dei ruoli autorevoli femminili, prima di tutto quelli liturgici, al sospiro di «la nostra gente non vuole». Non sto a commentare quel patetico «la nostra gente», per spiegare piuttosto l’episodio.
Amo ricordare quel fatto perché semplicissimo e straordinariamente eloquente proprio nella sua forma, se si può osare un gioco di parole, del tutto ordinaria. Ben altra cosa è invece l’esperienza di Regalbuto (Enna), non solo geograficamente, in quanto collocata in un ideale centro (chilometro più o meno) della Sicilia, ma anche per la forma pubblica e strutturata dell’esperienza delle prediche al popolo sulle Sette parole di Cristo in Croce, che in quella città ormai da molti anni coinvolge per esplicito desiderio dell’Arciprete, sia uomini e donne. La tradizione è antica: le parole pronunciate da Gesù nelle quattro narrazioni evangeliche sono state raccolte, predicate e spesso anche musicate, dando origine a componimenti specifici.
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