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La dolce vita è qui a Rimini?


Ah, Rimini! L’immaginario del “Privilegiato stabilimento dei bagni di mare” e dei party nei templi della notte, è ancora la stoccata, il colpo nascosto sfoderato dai narratori del nostro secolo?

«La dolce vita? È qui, a Rimini»: è il 1993 e il primo stabilimento balneare di Rimini si appresta a festeggiare i suoi 150 anni. La donna dei sogni di Fellini, Magali Noëlle Guiffray, decreta con queste parole che qui, sulla costa occidentale del Mar Adriatico, la finzione è diventata realtà.

Eldorado riminese, vacanzopoli romagnola, Miami d’Europa, capitale delle vacanze, supermarket del sesso, industria delle ferie, Fiat delle vacanze, città regina del turismo italiano, sogno balneare, spiaggia-palcoscenico, Star Wars del litorale. Gli epiteti della Rimini balneare raccontata da registi e scrittori dagli anni di piombo fino a oggi, esprimono un unico eterno contrappasso per la città del disimpegno: rivivere all’infinito il «caleidoscopico plot» fatto di sogni, pulsioni esplosive e abbondanze rabelesiane smantellando ad ogni equinozio d’autunno la scenografia della vacanza kitsch nazionalpopolare. Rivivere la libido prefabbricata all’ombra marmorea dei grandi edifici del Ventennio, specchiarsi nel mito anche quando il peso della vita quotidiana pungola i nostri inconsci sbeccando l’intonaco delle cabine dei bagni che quasi ci riesce a scalzare via quella vita in technicolor raccontata una volta per tutte dalla presa diretta di Pier Vittorio Tondelli.

Dalle pagine di Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta – il romanzo-reportage uscito nel 1990, da Bompiani, che fece del giovane di Correggio il cantore espressionista dello spaccato antropologico e sociale di questa «Italia un po’ sbracata che culla il sogno di una propria efficienza import-export» – l’esilissima striscia di sabbia chiara e la sua metropoli ora abbandonata ora popolata a dismisura, «costruitasi da sé dalle acque», sembrano nascere prima di tutto come mỳthos.Rimini come luogo della mente e delle possibilità per tutti. Rimini come Hollywood, appunto. Ma l’immaginario del “Privilegiato stabilimento dei bagni di mare” e dei party nei templi della notte, è ancora la stoccata, il colpo nascosto sfoderato dai narratori del nostro secolo? Chi affermerebbe oggi che Fiabilandia riassume il panorama di sfrenata ricerca del divertimento?

L'articolo di Giulia Penta continua a questo link:





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