Se a far da detonatore è stata l’ingiustizia di troppo – l’omicidio di un ragazzo di diciassette anni, Nahel M., da parte di un poliziotto – la rivolta viene da lontano, dal sentimento di umiliazione di chi abita nelle banlieues, dal razzismo strisciante e da altri crimini passati sotto silenzio: quindici giorni prima di Nahel un altro giovane di origine africana è stato ucciso dalla polizia in circostanze simili ad Angoulême, ma senza i telefonini a filmare la scena
Saccheggi e incendi dal Nord al Sud della Francia. Bruciano le banlieues delle grandi città, devastate per la quarta notte consecutiva. Presi di mira i commissariati di polizia, i municipi, le scuole, i mezzi di trasporto. A Metz è stata incendiata e distrutta una biblioteca. Una violenza nichilista che, come sempre, si ritorce contro i più deboli, aggiungendo ingiustizia a ingiustizia. Seppure in calo, secondo il Ministero dell’interno, il numero degli arresti è ancora alto: più di mille e trecento nell’ultima notte. Settantanove i poliziotti e i gendarmi feriti. E se a far da detonatore è stata l’ingiustizia di troppo – l’omicidio di un ragazzo di diciassette anni, Nahel M., da parte di un poliziotto – la rivolta viene da lontano, dal sentimento di umiliazione di chi abita nelle banlieues, dal razzismo strisciante e da altri crimini passati sotto silenzio: quindici giorni prima di Nahel un altro giovane di origine africana è stato ucciso dalla polizia in circostanze simili ad Angoulême, ma senza i telefonini a filmare la scena. Ora la rabbia che nasce dalla disperazione si estende a macchia d’olio e sono sempre più chiari i bersagli: uno Stato considerato come nemico e la polizia che ne incarna il braccio armato e a cui una legge del 2017 dona poteri di discrezionalità nell’uso delle armi mai avuti prima.
L'analisi di Piero Pisarra continua a questo link:
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