La Chiesa cattolica invece risulta l‘unico pezzo di mondo in cui certi sfoghi possono essere ancora non solo teorizzati ma esternati senza conseguenze e anzi avere addirittura impatto sulla costruzione dei ruoli di genere in seno alla comunità ecclesiale (di fatto la posizione di Aristotele, appena poco rettificata da S. Tommaso, soggiace ancora alla motivazione dell’esclusione delle donne dal sacerdozio), complice un’esegesi biblica mediocre e «banale» (come ha affermato recentemente Marinella Perroni in un suo articolo sul «male della banalità»). Penso al recente caso del prete L.M. Epicoco che mi dicono essere un influencer clericale di alto gradimento e che si permette di affermare senza essere ripreso da autorità superiori che le donne sarebbero un grande «fondale» dal quale spiccano i personaggi (maschi ovviamente!) in prima linea. Non è necessario impegnarsi in esegesi approfondite ricordando che tutta la Bibbia risente di una impostazione culturale patriarcale e che senza farci i conti falliamo a captarne il messaggio. Perfino Papa Benedetto XVI che certo non brillava per progressismo esegetico si era allineato all’interpretazione di Gen 2,22, secondo la quale la creazione di Eva dalla costola significa la sua uguaglianza e parità, cioè il suo stare di fronte, davanti, dirimpettaia, allo stesso livello e non il suo essere «funzionale» come la parola aiuto ha suggerito per secoli.
L'intera riflessione di Selene Zorzi a questo link:
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