Che succede in Iran, a ormai nove mesi dalla nascita del movimento Donna Vita Libertà? È tutto rientrato o la rivolta continua? Basta guardare un sito di opposizione come Iranwire, basato a Londra e fondato dal giornalista irano-canadese Maziar Bahari, per rendersi conto che le cronache delle manifestazioni e dei gesti di sfida della Generazione Z iraniana hanno per lo più ceduto il passo a nuove e tristi storie di repressione.
Repressione più larvata magari, rispetto alle tante uccisioni (oltre 500, secondo i siti di opposizione) con cui le forze dell’ordine e soprattutto i basiji, miliziani volontari dei Sepah-e pasdaran-e Enghelab-e Eslami (i Guardiani della rivoluzione), hanno risposto ai manifestanti: arrestandone a migliaia e ferendone molti, anche volutamente agli occhi per accecare. E meno clamorosamente inscenata, anche, dopo che per presunti reati strettamente legati alle proteste, sono finiti sul patibolo sette manifestanti finora, e speriamo che altri non se ne aggiungano – anche se nuove condanne a morte già sono state emesse. Iranwire ci racconta per esempio, dell’arresto del padre, della sorella e dello zio di un adolescente, Abolfazl Adinezadeh, ucciso in ottobre nella provincia del Khorasan: vediamo la foto della madre seduta vicino alla tomba del ragazzo, su cui poggia una raccolta di foto che lo mostrano pieno di vita, e anche una scarpa sportiva di marca, nuova fiammante.È così che si consuma il lutto per le tante giovani vite perse, mentre le autorità continuano ad arrestare non solo chi ha partecipato alla rivolta, ma anche le famiglie che non accettano di tacere, magari alla vigilia di anniversari che potrebbero innescare nuove proteste. Sono dunque anche i familiari delle vittime a essere ancora bersagliati, come i parenti del piccolo e geniale Kian Pirfalak, ucciso mentre era in macchina con i genitori a Izeh, il 15 novembre: la sua morte ha lasciato uno dei segni più dolorosi tra attivisti e simpatizzanti delle proteste, e il suo compleanno è stato celebrato l’11 giugno in tutto il mondo, e non solo in Iran. Dove però un parente del bambino è stato ucciso dalle forze dell’ordine, mentre la madre è stata definita dai media ufficiali “sediziosa”.
Il servizio di Luciana Borsatti continua a questo link:
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