Girato in bianco (poco) e nero, con una gamma che progressivamente diventa sempre più notturna e sembra escludere la piena luce del giorno, spingere fuori dall’inquadratura ogni residuo di ottimismo.
Il Green Border, il confine verde, è la materializzazione di una politica nazionale e comunitaria grottesca, è un confine non solo dello stato polacco, ma dell’Unione Europea, essendone una delle estremità più orientali, a contatto con quella che de facto è una dittatura, un satellite, la Bielorussia, che ruota intorno alla Russia di Putin.
Un film duro, di aspra denuncia che guarda da diversi punti di vista quello che è tristemente definito “the game”, il tentativo dei migranti di entrare in Europa: quello delle spietate vessazioni che i militari di ambo i due paesi esercitano su di loro; quello della solidarietà costretta a giostrarsi tra il desiderio, la volontà diportare aiuto e le leggi per non finire nelle reti della polizia; quello dei militari costretti a sdoppiarsi tra l’eseguire i comandi ricevuti e la propria umanità che sente da quelli violata, ricordandoci che siamo umani, se sappiamo ancora dare spazio all’umanità.
Un film che sapientemente riesce a sfuggire dal manicheismo, osteggiato nella Polonia della regista che ha avuto anche problemi giudiziari e che il Governo ha rifiutato la possibilità di candidarlo alla corsa per gli Oscar.
Per tutto questo un film assolutamente da vedere.
Una recensione più ampia a questo link:
https://www.cineforum.it/recensione/Green-Border
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