Paola Caridi: In mezzo, tra la diplomazia regionale e le fazioni palestinesi, sta un popolo in Cisgiordania che negli ultimi sondaggi ha espresso nella sua quasi totalità sfiducia verso l’ANP, e un popolo a Gaza disperato, sotto i bombardamenti e alla fame. Il tempo non c’è più, per il processo di riconciliazione. C’è, a malapena, il tempo per un accordo.
Le dimissioni di Mohammed Shtayyeh erano già nell’aria da giorni. Erano implicite anche nelle affermazioni del primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco di Baviera. “Siamo pronti a impegnarci – aveva detto Shtayyeh -. Se Hamas non è pronta, questa è un’altra storia. Abbiamo bisogno dell’unità palestinese”. A margine, l’economista ex rettore della più importante università palestinese, Birzeit, aveva poi confermato una riunione tra le fazioni palestinesi a Mosca, in programma per il 26 febbraio. E proprio ieri Mohammed Shtayyeh ha rassegnato le dimissioni sue e del suo governo, in carica dal 2019, rimettendo poi il mandato nelle mani del presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas.
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