Leader politici impegnati all’estero, attività di beneficenza e Brigate Qassam, che in trent’anni hanno assunto un peso politico sempre più rilevante all’interno dell’organizzazione. L’analisi di Marco Mayer
La mia analisi delle dinamiche intra-palestinesi era errata, ma ho realizzato il mio errore solo il 7 ottobre 2023. Fino a quel momento, come la maggior parte dei politici e degli analisti, credevo ancora nella possibilità di un processo di riconciliazione tra le due principali fazioni palestinesi. Nel triennio 2007-2009, ho verificato sul campo l’escalation del feroce conflitto fratricida tra Hamas e Fatah. Nonostante la sua violenza estrema, consideravo tale rivalità prevalentemente di natura politica, credendo che potesse essere mitigata per raggiungere un accordo tra le due fazioni sulla soluzione a due Stati. Una prospettiva a cui il generale Omar Suleiman, capo dei servizi segreti dell’Egitto sotto il presidente Hosni Mubarak, ha lavorato instancabilmente per anni, senza successo.
Durante il governo di unità nazionale dell’Autorità Nazionale Palestinese guidato da Hamas tra il 12 e il 14 giugno 2007, i miliziani delle Brigate Al Qassam hanno preso il totale controllo della Striscia di Gaza dopo aver ucciso o ferito gravemente circa 700 membri delle forze di sicurezza della ANP. Questo dominio è perdurato per i successivi 17 anni. Ancora oggi, non è chiaro perché Hamas, essendo al potere dal 17 marzo 2007 con il primo ministro Ismail Haniyeh, abbia deciso di attuare il colpo di stato a Gaza.
La mia ipotesi è la seguente: ...
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