Nel 2024 Facebook compie vent’anni. Da quando, nel 2004, ha fatto la sua comparsa come strumento per fare amicizia tra le aule e i corridoi di Harvard, Facebook è cambiato. Si è trasformato in sintonia con i comportamenti dei suoi utenti e con l’evoluzione delle altre piattaforme che nel frattempo sono nate.
Quel primo Facebook, fatto di profili in cui gli studenti (e poi utenti di tutto il mondo) hanno condiviso foto e interessi, non esiste più. E anche l’espressione social network è da tempo desueta.
Per lungo tempo, però, è stato il mezzo che ha rappresentato e sostenuto il passaggio a una società performativa. I social network ci hanno offerto un palcoscenico su cui raccontare la nostra vita, in cui imparare (non senza inciampi) a rappresentare noi stessi agli altri. Rappresentare (la perfomance) è diventata una parola chiave della società contemporanea. Il tessuto di reazioni in cui viviamo si è fatto più fitto e interconnesso, il nostro racconto identitario più riflessivo, a tratti consapevole. Di contro, ci ha fatto conoscere la pressione alla performance costante (scrivi, pubblica, racconta) e ci ha esposti allo sguardo non sempre benevolo dell’altro. Ci ha fatto super-valutare le relazioni che la sociologia definisce “deboli” (quelle che una volta si definivano “semplici conoscenze” o legami virtuali) a cui abbiamo dedicato sempre più tempo.
Facebook però negli anni è cambiato, oggi non è più un social network. ...
L'articolo di Elisabetta Locatelli e Nicoletta Vittadini continua a questo link:
https://rivista.vitaepensiero.it//news-vp-plus-ventanni-di-facebook-6408.html
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