Registrare il sentimento diffuso in Israele e confutare alcune letture pregiudiziali e semplicistiche non significa non allinearsi al coro di chi non vede altra via che la carneficina in corso a Gaza. Israele doveva e poteva agire in modo diverso. Così mette a serissimo rischio tutte le conquiste diplomatiche ottenute negli ultimi anni
Registrare il sentimento diffuso in Israele e confutare alcune letture pregiudiziali e semplicistiche non significa non allinearsi al coro di chi non vede altra via che la carneficina in corso a Gaza. Israele doveva e poteva agire in modo diverso. Così mette a serissimo rischio tutte le conquiste diplomatiche ottenute negli ultimi anni.
Il mio ultimo articolo riguardo la formula, secondo me riduzionista, di guerra di Benjamin Netanyahu ha suscitato in alcuni analisti che stimo come Fabio Nicolucci alcune perplessità che mi suggeriscono di definire meglio il mio pensiero. Con quanto scritto volevo solo puntellare alcuni principi.
Primo: confutare la semplicistica idea che la reazione israeliana si riduca ad un sentimento di vendetta, anche fosse quella dell’indemoniato Netanyahu assediato dai processi. Tesi pericolosissima di questi tempi di risorgente antisemitismo per i pregiudizi atavici che ripropone. Ricordo che abbiamo avuto il cardinal Ravasi in prime time televisivo riesumare come nulla fosse la legge di Lamech, il figlio di Caino che predica una vendetta settantasette volte superiore all’offesa subita.
Il tutto sotto gli occhi ammirati di Massimo Gramellini e condito dal videomessaggio di Roberto Vecchioni che riaffermava il monopolio cristiano dell’amore. Robe da Concilio di Trento. ...
L'articolo di Davide Assael continua a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202402/240217assael.pdf
Grazie!
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