Nel buio della notte, la luce della Luna…

 Il buio (e la paura di esso) ci accomuna tutti in quanto esseri umani, così come la ricerca in esso di una luce che lo illumini: ma tutte le luci sono uguali?


Nell’undicesima stazione della Via Crucis, Papa Francesco così medita: «Gesù, gridi al Padre il tuo abbandono per immergerti fino in fondo nell’abisso del nostro dolore, affinché io, quando vedo solo buio, quando sperimento il crollo delle certezze e il naufragio del vivere, non mi senta più solo» e «nel buio dei miei perché, ritrovo te, Gesù, luce nella notte». Lo stesso Pietro, ricorda il vescovo di Roma nell’omelia della messa del crisma, «cominciò a conoscerlo [Gesù] quando, nel buio del rinnegamento, fece spazio alle lacrime della vergogna [e] del pentimento». Infine, le donne che si recano al sepolcro, nella lettura che ne dà Francesco, «avevano il buio nel cuore… dentro di sé conservano il buio della notte… paralizzate dal dolore, sono rinchiuse nella sensazione che ormai sia tutto finito» (Omelia della veglia pasquale).
In effetti, la morte di Gesù sulla croce avviene in quello che dovrebbe essere il momento più assolato (e caldo) della giornata: mezzogiorno – lo stesso orario in cui la Samaritana si recava a prelevare l’acqua dal pozzo (Gv 4,6). Ma i tre vangeli sinottici raccontano che ...

La riflessione di Sergio Ventura continua a questo link:


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