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Un digiuno per la pace - Dialogo tra Fiammetta e Giovanni

Più si prolunga la guerra più la pace sembra irraggiungibile, e con il passare del tempo sembra anche aumentare il rischio di assuefazione, si finisce col fare l’abitudine alla guerra e a considerarla normale e inevitabile, una cosa con cui si deve convivere. Invece non è vero. La pace non è un miraggio o un’illusione, non è filosofia romantica da nostalgici hippies, la pace è un diritto dei popoli. Ed è un dovere delle istituzioni garantirla.


Siamo noi cittadini a potere/dovere imporre ai governanti un cambio di rotta con la liberazione di tutti gli ostaggi: Hamas tiene in ostaggio i rapiti del 7 ottobre e i gazawi; il governo israeliano ha in ostaggio i suoi stessi abitanti, che danno voce e corpo al dissenso, ma sono impossibilitati a sfiduciare il governo e a cambiare la classe politica dirigente. Tutti questi ostaggi vanno liberati e la precondizione per farlo è il cessate il fuoco, il cessare di ogni fuoco, di tutti i fuochi. Questa è la prima delle nostre richieste.
Bisogna ascoltare e vedere con gli occhi dell’altro. Sembra impossibile, ma è quanto avvenuto in Sudafrica quando nel 1990 si è fatto l’accordo per la fine dell’apartheid con l’ANC considerato fino ad allora un gruppo terroristico con a capo Nelson Mandela, “terrorista” liberato dopo 27 anni di detenzione. Lo stesso sembrava avvenire con gli accordi di Oslo del 1993 tra Israele e OLP, ma l’esito è stato diverso, l’avvio del processo di pace è stato fatto arenare determinando le premesse a tutto quel che è accaduto poi.

L'intero dialogo è a questo link:

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