Senza di me non potete far nulla. Nulla di cosa? Oh, al contrario: molte cose facciamo senza di te: compriamo, vendiamo, entriamo in politica, conviviamo (sta per ‘prendiamo moglie e marito’) scaliamo posizioni, andiamo in vacanza, ci armiamo per la guerra… Non c’è mica bisogno di te!
Cos’è allora quel che potremmo fare se stessimo con Lui?
Quel che fa Lui, mi vien da dire: amare, pazientare, ridare speranza, curare e guarire, sollevare chi è giù, beneficare, superare il limite, dare la vita… Tutte cose documentate da testimoni, discepoli ed evangelisti e non ci torniamo più su.
Semplice, chi non vorrebbe impostare la vita su questa linea? A quanto pare pochi e sempre meno. Questo mondo di tensioni e contrasti, tanto per intenderci, che sta stretto a tutti, tutti diciamo che è l’unica realtà e nel dirlo ‘vogliamo’ che questa sia la sola realtà. Questa ‘realtà’, è bene precisare, è una rappresentazione della mente, dei nostri occhi, dei convincimenti, interessi, giudizi, luoghi comuni, ragionamenti… ma ha la consistenza della nostra volontà egoica. Si sa che già stando a questi fattori la ‘realtà’ non è più univoca, c’è da lottare per mettersi d’accordo mentre la ‘realtà’ dell’uno cerca di prevalere su quella di altri. Ma purché sia lo spazio esistenziale in potere della nostra psiche, va bene.
Non va bene, invece. Anche la scienza della fisica subatomica, o fisica delle particelle, afferma cose interessanti per noi che siamo immersi nelle tre dimensioni ‘materiali’ e che altro?! Mentre la materia, dicono quegli esperti, sconfina, in ultima analisi si tramuta in ‘onda’, energia vibrante. Theilard de Chardin indagava il mistero della materia in ambito ecclesiale, morto in odore di eresia panteistica. Che c’entra? C’entra che Gesù faceva quel che diceva: cose concrete. La sua parola, lo Spirito, agiva sulla materia. Noi siamo propensi a ritenere i segni che Egli compiva come fatti magici, metafore. La stessa risurrezione, sì, ma che vorrà dire e poi come ci riguarda? Ricordiamo che anche Pietro e gli altri, dopo alcuni incontri col Risorto, tornarono all’attività di pescatori, ripresero la loro vita! E la Pentecoste, cioè il dono dei carismi, effetto e compimento della risurrezione, quanto è certezza di fede e di esperienza nella pratica ecclesiale di oggi? Perché è ‘dopo’ l’effusione dello Spirito di Cristo, che si è già dato in corpo e sangue, che i discepoli escono dal chiuso e dalla paura e vanno euforici ad annunciare… Ed è proprio per l’annuncio di Cristo che viene dato lo Spirito, mica per fare giochetti! Ah, qualcuno ci aveva provato, Simon mago, ma gli andò buca (cfr. At 8,9ss).
Sarà una sfida, per me lo è, ma la parola di Gesù o va presa sul serio o non va presa affatto. Che ce ne facciamo di una parola creduta solo a fini devozionali o ‘spirituali’ o per osservanza del precetto?
Gesù rivela una realtà ‘maggiorata’ per usare un termine corrente, e tale è per chi fa Pasqua, ‘passando’ attraverso di Lui, la porta, così che entra ed esce trovando pascolo, ripulito da quel di cui la coscienza rimprovera, come dice san Giovanni. Stessa cosa a Paolo, prima di essere san Paolo, che era un tipo mica tanto tranquillo, zelante e colto fariseo con quel suo scellerato programma verso i credenti, eppure cambiato in quattro e quattr’otto. E tale è la realtà di Cristo per chi gli rimane unito come il tralcio alla vite. Se le sue parole rimangono in noi ne siamo la continuazione, facciamo quel che Lui farebbe: bei grappoli di uva e il Padre ne sarebbe compiaciuto tanto da concederci tutto quel che gli chiediamo. Tutto?
Dunque, fammi pensare, io avrei da chiedergli… Giovanni, che ne sa, incoraggia: siccome “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”, tu occupati di essere nella verità davanti a Lui e prepara la lista.
(Valerio Febei e Rita)
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