ValigiaBlu pubblica un’anteprima del manuale per il triennio della scuola secondaria di secondo grado, di prossima uscita con Editori Laterza (3 voll.), intitolato Trame del tempo e firmato da Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto.
Questo è un estratto del quinto capitolo della terza unità (La morsa totalitaria) del terzo volume, il cui autore è Carlo Greppi "Trame del tempo. Guerra e pace. Dal Novecento a oggi".
Il titolo del capitolo è:
"Un problema di scottante attualità". L'emigrazione ebraica nel dibattito internazionale
Trentadue nazioni a Evian
Sulle rive francesi del lago di Ginevra c’è un piccolo paese turistico: Evian-les-Bains. È lì, all’hotel Royal, che nel luglio del 1938 arrivano i rappresentanti di 32 paesi del mondo: Argentina, Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Honduras, Irlanda, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Uruguay e Venezuela. Sono a Evian per una conferenza dal nome altisonante di “Comitato intergovernativo per i rifugiati dalla Germania (compresa l’Austria)”. C’è la stampa, ci sono osservatori di altri paesi e ci sono oltre cento organizzazioni presenti: l’evento potrebbe essere epocale. E lo sarà, perché in molti si chiederanno se sarebbe potuta andare diversamente.
La Germania nazista non è rappresentata in via ufficiale, ma ha mandato anche lei i suoi osservatori. Non è facile fare la storia di una conferenza in cui molto di quello che è accaduto non lo sapremo mai: gli eventi del passato lasciano molte tracce ma tante altre, come le chiacchiere informali che i rappresentanti devono avere scambiato in riva al lago – in queste occasioni spesso più decisive di quanto non si sia portati a pensare – si sono perse. Uno storico australiano, Paul R. Bartrop, ha però studiato a lungo gli atti della Conferenza di Evian, e alcuni elementi li conosciamo oramai con certezza. E con la stessa certezza sappiamo come è andata a finire.
La conferenza, iniziata il 6 luglio, si conclude così nove giorni più tardi – dopo tante, tantissime parole – con un nulla di fatto. L'esito è sintetizzato da un articolo apparso all'epoca sulla rivista britannica “New Statesman”: «Tutti gli Stati presenti manifestano grande empatia per le vittime della persecuzione, ma nessuno di loro può o vuole aprire le sue porte a un flusso di rifugiati. Ciascun delegato ha spiegato le proprie difficoltà, e ha porto le sue scuse».
È una vittoria del nazismo. A settembre di quello stesso 1938, Hitler dice trionfante che anche nei paesi democratici «non c'è spazio per gli ebrei», mentre pochi giorni dopo Mussolini, da Trieste, tuona in pubblico la sua invettiva contro gli ebrei, che sono oramai perseguitati anche dalle leggi razziali italiane: «il problema di scottante attualità è quello razziale. L'ebraismo mondiale è stato un nemico irreconciliabile del fascismo». Il suo discorso viene seguito da un boato di approvazione della folla.
L'intero estratto a questo link:
https://www.valigiablu.it/ebrei-nazismo-rifugiati-giorno-memoria/
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