Venti di guerra ...
Le parole che usiamo sono come i frutti dell’albero, rivelano di cosa ci siamo nutriti, di quali parole abbiamo fatto tesoro, di quale messaggio abbiamo incarnato
Venti di guerra scuotono la terra e le travi che abbiamo negli occhi, quelle che finora abbiamo fatto finta di non vedere, non possiamo più nascondercele. Siamo tutti chiamati in causa, tutti complici nella gestione delle cose del mondo, delle ricchezze e del benessere, delle relazioni e delle concessioni al male che abbiamo fatto per interesse, con la speranza, inutile e vana, che il male non venisse mai fuori. E ora non possiamo meravigliarci se quest’albero produce ancora frutti cattivi, se solo il fosso è la meta di ciechi che hanno fatto da guida ad altri ciechi. E proprio ora, in questo contesto di tenebra, c’è ancora una Parola che ci inchioda a ciò che è attuale.
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo (Sap 27,4-5)
Sono principi di saggezza umana e criteri di buon senso. Il modo in cui l’uomo discute e ragiona rivela la verità del suo cuore. Servono a poco le belle intenzioni, servono a nulla le parole di circostanza. Ci sono momenti, e sono in genere quelli difficili, in cui la vita e le vicende diventano un setaccio che scuote tutto e permette di vedere nel cuore di ognuno. Si possono avere mille buone motivazioni, ma tutto dipende da come sappiamo discutere, da come sappiamo incontrarci quando le idee sono diverse, quando i pensieri non convergono e si confrontano le differenze. E il setaccio è spesso offerto proprio dal nemico, da coloro che non sopportiamo, da quelli che ci fanno del male. Sono loro ad offrirci l’occasione di uscire allo scoperto, di far emergere il nostro modo di ragionare e il nostro modo di vivere. È davanti a loro che mostriamo chi siamo davvero.
Ci vuole il fuoco di una fornace per provare la resistenza di un vaso, ci vuole il fuoco di situazioni che non ci piacciono e ci mettono alla prova per farci vedere che cosa abbiamo nel cuore. Sono quelli i momenti in cui non riusciamo a fingere.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini (Sap 27,6-7)
Ed è proprio al linguaggio, noi discepoli del Verbo, che dovremmo prestare attenzione. Sono le parole che usiamo a dire chi siamo e cosa pensiamo. È il modo in cui reagiamo davanti a ciò che non condividiamo a dire la bontà di ciò che vogliamo essere e vogliamo donare. A volte sembriamo mossi da buone intenzioni, da finalità che sanno di Vangelo, e poi le nostre parole e il nostro linguaggio ci tradiscono, ci fanno uscire allo scoperto, rivelano i pensieri nascosti del cuore. Le parole che usiamo sono come i frutti dell’albero, rivelano di cosa ci siamo nutriti, di quali parole abbiamo fatto tesoro, di quale messaggio abbiamo incarnato. ...
La riflessione di Marco Manco continua a questo link:
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