La minaccia del terrorismo di matrice jihadista non è scomparsa, e la penetrazione dell’Isis in nuove regioni (vicine al Mediterraneo) lo dimostra. Il tema è stato al centro della presentazione del rapporto “Rischi e minacce dello Stato Islamico”, elaborato dall’Osservatorio per la sicurezza del Mediterraneo (Oismed) della Fondazione Icsa
Tra gennaio 2018 e maggio 2019 l’Isis ha condotto in Iraq 28 attacchi con velivoli suicidi (quasi due attacchi al mese) e da marzo 2020 a marzo 2021 ben 1.146 attacchi nel Paese (circa tre al giorno). Questi dati farebbero intendere che non sia il momento per abbassare la guardia, e il rapporto di Icsa serve a ricordarci che “il terrorismo non è finito e rappresenta ancora il vero nemico della comunità internazionale”. Infatti, nonostante l’Isis sia stato molto ridotto sul piano territoriale “i gruppi affini sono tutt’ora in grado di controllare aree geografiche e questo non può che essere un elemento molto inquietante, che in prospettiva potrebbe significare una trasformazione del gruppo in senso più territoriale e guerrigliero”.
Un pericolo anche per l’Italia
Ciò che accade in Africa centro-occidentale è d’interesse anche per il nostro Paese sia perché sono diverse le missioni che impegnano l’Italia sul territorio sia perché la zona è snodo per traffici illeciti e migrazione che impattano il Mediterraneo.
In generale, l’attuale approccio giudiziario al fenomeno terroristico risulta inadeguato dal momento che “le procure perseguono i singoli reati e vanno dietro a singole manifestazioni criminali, che non consentono un’analisi sistematica del fenomeno terroristico, per cui il quadro che ne deriva è necessariamente frammentario”. Dunque, come affrontiamo queste minacce? “Con un sistema flessibile di prevenzione e una sinergia di esperienze e approcci lavorativi diversi da parte di soggetti impegnati nelle politiche securitarie”.
L'intero articolo di Gaia Ravazzolo su Formiche a questo link:
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