Dov'è il posto dei cristiani quando la realtà (la guerra) lacera il tessuto sociale riversando sangue, lacrime, orrore,

Agosto 1968: invasione della Cecoslovacchia, i tank soffocano la «primavera» di Praga. In quei giorni il metropolita Antonij rivolge ai suoi fedeli smarriti e amareggiati – come tutti noi oggi – parole esigenti, che recidono alla radice false giustificazioni, calcoli politici e opportunismi, ma sono cariche della «speranza che non delude».

Un intervento esigente, datato ma sempre attuale di Antony Bloom


Ancora una volta sulla nostra terra umana tanto sofferente e provata il calice dell’ira, il calice del dolore, il calice della sofferenza si riempie fino all’orlo, e ancora una volta trabocca. E noi non possiamo restare indifferenti al dolore che ora raggiunge migliaia e migliaia, milioni di uomini. Davanti alla nostra coscienza cristiana si leva ancora una volta tremenda, esigente la parola di Dio, o più esattamente la figura di Cristo stesso, che si è fatto uomo, è entrato nel nostro mondo, non ha cercato né gloria né virtù, ma si è fatto fratello degli oppressi e dei peccatori.

La solidarietà di Dio con l’uomo non mina la sua solidarietà con il Padre; e qui ci troviamo davanti a un’immagine che facciamo molta fatica a comprendere e ancor di più a mettere in pratica: l’immagine di Colui che ha voluto essere unito sia con chi ha ragione, sia con chi è colpevole, che ha abbracciato tutti con un unico amore, l’amore dei patimenti in croce nei confronti di alcuni, e l’amore gioioso, ma sempre crocifisso, nei confronti di altri.

Ora nelle coscienze di molti campeggia l’immagine dell’ira, e in questa immagine si scelgono alcuni e si escludono altri; nell’esperienza della giustizia, della comprensione e della compassione i cuori umani scelgono alcuni e maledicono altri. Ma questa non è la via di Cristo e neppure la nostra via: la nostra via consiste nello stringere gli uni e gli altri in un unico amore, nella consapevolezza e nell’esperienza dell’orrore; consiste nell’abbracciarli non con comprensione ma con compassione; non con condiscendenza ma con la consapevolezza dell’orrore davanti all’ingiustizia, e della croce davanti alla giustizia.

Io invito tutti voi che vedete quanto sta succedendo nel mondo, a considerare ancora una volta quale debba essere la nostra posizione di cristiani, dove sia il nostro posto in questa lacerazione del tessuto da cui si riversano sangue, lacrime, orrore, e a comprendere che il nostro posto è sulla croce, e non semplicemente ai piedi della croce.

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L'intero intervento di Antony Bloom a questo link:

 https://www.lanuovaeuropa.org/editoriale/2022/02/21/leggere-in-caso-di-invasione-e-di-guerra/?fbclid=IwAR1Pv0ynGBQAA-VlkmpRNvS9A-rZYdZ23SH_8WeVG89Frf-WQo4XEc58oG8



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