Per crescere “d’ora in poi” guardate avanti, non indietro

Quando le esperienze negative non vengono elaborate e viste come un fattore di crescita, ma vissute con rassegnata impotenza, in quanto segno della propria misera condizione, diventano una zavorra che impedisce all’uomo di andare avanti e crescere”. Su ilLibraio.it la riflessione del biblista frate Alberto Maggi, che riflette su quel “D’ora in poi”, l’invito e l’augurio di Gesù che spingerà le persone che incontra a cambiare, a non guardare indietro ma ad andare avanti e aprirsi al nuovo


La condizione dell’essere umano è segnata dall’imperfezione. Da quando si viene alla luce c’è un cammino in crescita verso la realizzazione di se stessi, partendo da ciò che si è per cercare di arrivare a ciò che si vuole essere (“noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”, 1 Gv 3,2). In questo percorso sono inevitabili, in quanto fanno parte della condizione umana, le cadute, gli errori, gli sbagli. Esperienze indubbiamente negative queste, ma che permettono all’individuo di conoscersi meglio, di constatare con onestà e sincerità i propri limiti e quindi di accettare quelli degli altri. Soprattutto, avendo toccato con mano la propria fragilità, si diventa incapaci di giudicare quella altrui, sintonizzandosi così non la misericordia divina.

La buona notizia di Gesù, quella di un amore divino che tutto perdona e tutto cancella, spinge gli uomini verso il nuovo, verso le meraviglie che l’accoglienza del progetto d’amore che il Padre ha per ogni creatura può far fiorire nella sua esistenza.

Ci ha creduto Maria. La sconosciuta ragazza di un malfamato paesino (“Da Nazaret può venire qualcosa di buono?”, Gv 1,46), una volta accolto il disegno di Dio su di lei, esclama: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48). Non importa più quello che lei era. Maria ha creduto di essere un progetto d’amore da parte di Dio e quel “d’ora in poi” la proietta in un futuro ricco di promesse.

“D’ora in poi” sarà l’invito e l’augurio di Gesù che spingerà le persone che incontra a cambiare, a non guardare indietro ma ad andare avanti e aprirsi al nuovo (“Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”, 2 Cor 5,17).


L'intera riflessione di Alberto Maggi a questo link:

https://www.illibraio.it/news/storie/dora-in-poi-1417113/


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