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Barili e fucili. Così Putin si prende l’Africa

 Libia, Mozambico, Sudan, Madagascar. Mentre l’Europa ha gli occhi puntati sull’Ucraina, la Russia si prende l’Africa un po’ alla volta. Guida all’Opa di Putin (e gli errori occidentali). 

L’analisi di Leonardo Bellodi

Un nuovo ordine internazionale liberale fondato più sulla governance che sui valori democratici condivisi dall’ Occidente. Sembra questa la filosofia che ispira la politica internazionale –e domestica – di Vladimir Putin.

Siria, Libia, Ucraina, stati del continente africano, per non citarne che alcuni, sono i Paesi dove il modus agendi della Russia è più manifesto. Per non parlare dell’Europa, dove proprio la politica estera ed energetica di Putin è accusata di aver alimentato l’infiammata dei prezzi del gas provocando un aumento quasi senza precedenti dei prezzi delle nostre bollette.

È indubbiamente vero che la Russia si muove in modo non convenzionale e asimmetrico dosando una sofisticata miscela di strumenti:  presenza militare di gruppi para statali (quali la famosa brigata Wagner), campagne di disinformazione, diplomazia e mirati interventi finanziari non sempre ortodossi.

Ma è altrettanto vero che la Russia riempie un vuoto, risponde a una incapacità di agire, approfitta di errori della  comunità internazionale.

Ritroviamo in tutte le “operazioni” russe le stesse modalità: garantirsi un’influenza determinante, sempre border line rispetto al diritto internazionale, spendendo poco e approfittando delle debolezza delle controparti.


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