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La sovrabbondanza è la misura di Dio

 C'è un'idea che ci ha accompagnato nella riflessione sul vangelo domenicale e che tornava in molti interventi e nasceva dall'ascolto dei vangeli delle ultime settimane: la sovrabbondanza della misura di Dio! Sovrabbondante nella quantità di pesce pescato, sovrabbondante nella quantità di vino alle nozze di Cana e di conseguenza la nostra mente è andata anche alla quantità di pane condiviso di Gesù il giorno della moltiplicazione, al seme gettato dal seminatore su tutti i terreni, al perdonare settanta volte sette.



È questa sovrabbondanza, è questo esagerare, è questa smisuratezza che ci ha riempito di speranza, di gioia e spero di coraggio anche la mia vita. La vita della chiesa dovrebbe essere così: non misurare mai, non risparmiare le energie, non fare calcoli e avere la stessa misura di Dio: cioè non avere misure!

D'altronde se Gesù si accorge delle due barche, del fallimento, della sconfitta dei pescatori è perché anche il suo sguardo è smisurato, uno sguardo che si posa non solo su Pietro, ma anche su Isaia, su Paolo e sulle loro fragilità, uno sguardo che è descritto bene dalla preghiera Colletta che raccoglie in modo efficace il senso delle letture di questa Domenica: Dio di infinita grandezza, che affidi alle nostre labbra impure e alle nostre fragili mani il compito di portare agli uomini l'annunzio del vangelo, sostienici con il tuo Spirito, perché la tua parola, accolta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni parte della terra. 
Che bella questa Colletta: un inno alla fragilità umana da una parte e il riconoscimento che è questa fragilità la via che Dio privilegia per la comunicazione del suo vangelo di salvezza dall'altra. 
La grandezza di Dio è questo suo essere esagerato con noi, è questo cercare, desiderare, amare la nostra umanità. Questo riconoscere che c'è una fatica quotidiana, un lavoro che sono riconosciuti da Dio e quindi santificati. 
Ai servi, alle nozze di Cana, chiede di essere se stessi fino in fondo, chiedendo loro di fare i servi; ai pescatori chiede di fare i pescatori, per capire che è lì che Dio si fa presente. Se i servi e i pescatori non avessero fatto il loro lavoro, non sarebbe stato possibile nessun miracolo né tanto meno incontrare Dio!
Dio, dove (?), nel quotidiano! Un quotidiano che chiede di essere continuamente visitato, abitato, avvicinato. 
Io credo che sia questa la strada che siamo chiamati a percorrere, come credenti e come chiesa, perché è la strada che il vangelo ci mostra, ci indica. Chissà che non capiti anche a noi di fare un piccolo miracolo, prenderci cura di qualcuno al punto tale da fargli decidere che vale la pena non abbandonare la barca, perché forse è quello (come scrive don A. Casati), il miracolo più importante che fa Gesù: far rimanere Pietro e i suoi sulla barca!

Mi dà speranza, ripeto, questo sguardo buono di Dio sulla fragilità dell'uomo; non è un problema la debolezza, non è un problema la fragilità, il problema nasce quando la debolezza la nascondi, la insabbi, quando la neghi, la tua debolezza. Il vangelo mi dice oggi l'assoluta necessità di riconoscere la mia debolezza per poter conoscere me e conoscere fino in fondo Gesù! Quando è che Gesù viene chiamato Signore (prima lo ha chiamato maestro) da Pietro? Quando si riconosce peccatore, quando si riconosce debole! 

Chissà che Pietro non sia stato aiutato dall'atteggiamento di Gesù, che per primo si presenta debole, bisognoso. Gesù ha bisogno della sua barca per condurre le persone all'ascolto della Parola di Dio, ha bisogno di Pietro e della sua barca. Gesù mostra così la sua piccolezza. Mi domando se è il mio stesso percorso, se anche io parto da lì, dal dire sono piccolo e scoprire la bellezza di sapermi guardato nella mia debolezza, nella mia fragilità, nei fallimenti che fanno parte della vita.

Una parola che promette, quella di Gesù: diventerai! Non comanda, promette! Una parola liberante: non temere, prendi il largo, pescherai, vivi, gli uomini! Li salverai! Prendi il largo, non arrenderti! Hai ascoltato una parola che ti chiude? Prendi il largo! Hai ascoltato una parola che ti giudica? Prendi il largo! Ti sfiora quel senso di sfiducia che non ti permette di andare oltre? Prendi il largo! 

Che possa essere così anche per noi, che possiamo sentire su di noi quel d'ora in poi che ci indica sempre un punto più avanti della nostra vita, il punto dal quale si avvera ogni giorno la promessa che Dio, in Gesù, ci fa!
(don Maurizio Prandi)

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