Giornata della fratellanza. Il teologo islamico Mokrani: «Insieme, contro la violenza»

 «Dallo storico incontro tra Francesco e il grande imam Al-Tayyib il dialogo è continuato, siamo solo all’inizio». Il ricordo del pensatore siriano Jawdat Said


Anche il pensiero islamico ha avuto il suo Gandhi, uno shaik che dall’esegesi del Corano ha sviluppato una visione dei rapporti umani fondata sulla nonviolenza: Jawdat Said. È morto lo scorso 30 gennaio, lo stesso giorno in cui fu assassinato Gandhi. Una coincidenza suggestiva. Il lascito di questa grande figura produrrà dei frutti.

Per parlare dei tre anni dalla cosiddetta dichiarazione di Abu Dhabi, che cadono oggi, con la celebrazione anche della Giornata internazionale della fratellanza umana, Mokrani parte appunto da una notizia laterale, che ha raggiunto solo gli addetti ai lavori: la scomparsa domenica scorsa a Istanbul, all’età di 91 anni, di questo singolare pensatore siriano di etnia circassa, Jawdat Said appunto, nato in un villaggio sulle alture del Golan, che sosteneva che i musulmani non dovessero mai iniziare un conflitto – la guerra è giustificata solo se intrapresa da un governo eletto per porre fine a una persecuzione – e che era illecito usare la forza per portare le genti all’islam. Offriva alla nonviolenza una base teologica islamica. «Anche lui era un azharita – puntualizza Mokrani – cioè aveva studiato all’Università al-Azhar, quindi ha senso menzionarlo ricordando l’incontro tra papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, del 4 febbraio 2019 con la firma del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”».





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