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Perché la retorica sui giovani ha fatto il suo tempo

Tra i 'facciamolo per i giovani' e gli storici appelli a non essere 'bamboccioni' o 'choosy', l'Italia ha ormai accumulato un profondo deficit di iniziative politiche efficaci per superare le disuguaglianze sociali, e il conflitto generazionale c'entra fino a un certo punto. La vera questione è che nonostante la politica parli dei giovani, difficilmente parla coi giovani.


Uno dei leitmotiv di una classe politica il cui orizzonte temporale arriva al massimo alle prossime elezioni è stato il costante richiamo ai giovani. Frasi come “ce lo chiedono i nostri giovani” o “dobbiamo farlo per le prossime generazioni” hanno trasceso le divisioni politiche e sono diventati una sorta di lessico bipartisan buono per ogni occasione.

Tra "Nessuno pensa ai giovani!" e i "bamboccioni"
Un autorevole esempio recente ce lo ha offerto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione del suo discorso di insediamento. Tra molte parole austere, Draghi ha dichiarato che alle future generazioni non dobbiamo lasciare solo una “buona moneta”, ma anche un “buon pianeta”. D’altronde la crisi climatica è forse l’argomento più sentito dai giovani, mentre coloro che oggi dovrebbero compiere le scelte necessarie per contenere l’aumento di temperatura entro i due gradi centigradi non vivranno abbastanza a lungo per vederne, eventualmente, i frutti.

Negli anni passati, invece, parlando di giovani ha trovato spazio nel dibattito pubblico una retorica di segno opposto: quella dei giovani “choosy dell’ex ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, o i “bamboccioni” di Padoa-Schioppa. I giovani sarebbero sfaticati e viziati – sdraiati per usare un termine reso celebre da Michele Serra. Attaccati al loro telefono e coccolati, non conoscono i sacrifici del lavoro e della vita.

Interessante che anche il governo attuale, quello del “ce lo chiedono i giovani”, abbia fornito esempi nello stigmatizzare i giovani. Nell’agosto del 2021, per esempio, il Ministro della Transizione Ecologica ha definito i giovani attivisti per il clima degli “idealisti, incapaci di comprendere la difficoltà nelle scelte per affrontare la crisi climatica. Qualche mese più tardi sempre Cingolani ha chiesto all'attivista Greta Thunberg di non focalizzarsi soltanto sulla protesta, ma anche sulle soluzioni che tecnicamente dovrebbero essere il suo lavoro.

In effetti, queste due narrazioni - quella del “ce lo chiedono i giovani e quella dei giovani choosy - (schizzinosi verso il mondo del lavoro, ma anche verso le soluzioni pratiche della vita) non sono affatto antitetiche come potrebbe sembrare. Sbocciano entrambe da un atteggiamento paternalista ...


L'intero documentato e interessante servizio di Maria Marasti a questo link:



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