Due settimane dopo la morte della giornalista palestinese-americana di Al Jazeera, colpita mentre si trovava a Jenin, nel nord della Cisgiordania, per seguire un raid nel campo profughi, sono almeno tre le ricostruzioni che sostengono le dichiarazioni rilasciate dalle autorità palestinesi e dai colleghi della reporter secondo cui il proiettile che l'ha uccisa proveniva da un'arma delle forze militari israeliane. A documentarle Bellingcat, il gruppo di ricerca investigativa con sede in Olanda, Associated Press (AP) e CNN.
Al Jazeera ha ottenuto un'immagine del proiettile utilizzato per uccidere la giornalista palestinese-statunitense Shireen Abu Akleh. Il proiettile è stato progettato per perforare le armature e viene utilizzato in un fucile M4. In base all’analisi degli esperti con modelli 3D, la munizione era dello stesso calibro (5,56 mm) di quelli usati dalle forze di difesa israeliane. Inoltre, stando a quanto dichiarato ad Al Jazeera, da Fayez al-Dwairi, ex generale maggiore giordano, sia l'arma che il proiettile utilizzati per uccidere Abu Akleh sono regolarmente in dotazione alle forze israeliane. L'assistente del Ministro palestinese per gli Affari Multilaterali Ammar Hijazi ha dichiarato che il proiettile rimarrà al governo palestinese per ulteriori indagini.Intanto, una nuova inchiesta, pubblicata il 12 giugno dal Washington Post, è giunta alla conclusione che Abu Akleh sarebbe stata uccisa da un soldato israeliano. Attraverso l’esame di oltre 60 video, post sui social, fotografie, l’ispezione dell’area e l’analisi acustica degli spari, il Washington Post è giunto alla conclusione che il colpo che la giornalista palestinese-statunitense sarebbe partito dalla posizione in cui si trovava un convoglio militare israeliano verso il quale Abu Akleh si stava avvicinando insieme ad altri suoi colleghi.L’analisi del Washington Post smentisce ancora una volta, dunque, la tesi sostenuta dalle forze di difesa israeliane secondo la quale Abu Akleh sarebbe stata colpita non intenzionalmente durante uno scontro armato tra forze palestinesi ed esercito israeliano. Come ribadito anche nell’articolo del Washington Post non ci sono prove che dimostrino che i soldati del convoglio militare israelino non fossero a conoscenza della presenza sul posto di giornalisti o che non abbiamo sparato deliberatamente contro di loro.
L'articolo di Roberta Aiello continua a questo link:
https://www.valigiablu.it/shireen-abu-akleh-indagini/
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