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Non esiste solo l'Ucraina e, infatti, Cina e Stati Uniti sono in rotta sul Pacifico

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato in missione nel Pacifico meridionale, dove Pechino contende agli Stati Uniti il ruolo di ‘garante’ della stabilità. In seguito anche Biden vi si è recato. Le due nazioni guardano già al dopo Ucraina, quando il mondo non sarà più come prima.


Ufficialmente si chiama ‘Common Development Vision’. Nei fatti è la risposta cinese all’Ipef (Indo-Pacific Economic Framework), la strategia di ‘contenimento’ messa in piedi da Washington per contrastare l’ascesa di Pechino nell’Indo-Pacifico. A presentarla è il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in un lungo tour(dal 26 maggio al 4 giugno) tra le isole Figi, Kiribati, Papua Nuova Guinea, Samoa, Timor Est, Tonga e Vanuatu. Alle Isole Cook, Niue e agli Stati federati della Micronesia, invece, il piano sarà illustrato in videoconferenza. Otto paesi in 10 giorni per portare a casa un vasto accordo di sicurezza economica che – sottolinea la CNN – ha come obiettivo sancire il primato dell’influenza di Pechino nella regione. Secondo la bozza di accordo – i cui dettagli non sono stati resi noti e di cui la stampa non ha ricevuto copiaalimentando retroscena e interrogativi – il piano d'azione, in cinque anni, permetterebbe al governo cinese di fornire addestramento alle polizie locali mentre prevedrebbe cooperazione in materie diverse, dal supporto informatico allo sviluppo di infrastrutture. Tanto quanto basta per allarmare Stati Uniti e alleati, Australia in primis, fino a pochi anni fa unici ‘garanti’ della sicurezza degli stati insulari del Pacifico, ma che Pechino ha abilmente ‘doppiato’ proprio grazie a una massiccia politica di investimenti nella regione. Massiccia al punto da aver portato appena un mese fa alla firma del primo accordo di sicurezza bilaterale mai siglato tra la Cina e uno stato insulare del Pacifico, con le Isole Salomone. Il timore di Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda è che tale accordo in realtà costituisca il primo passo per assicurarsi una base militare nell’arcipelago, a soli 2mila chilometri dalla costa orientale dell’Australia. E che sia solo il primo di una lunga serie.



L'analisi dell'ISPI continua a questo link:



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