Può Xi Jinping permettersi di non raggiungere il target del 5,5% di crescita annua del Pil proprio nell’anno della sua riconferma come Segretario Generale del Partito comunista cinese (Pcc)? E può il Partito, in queste circostanze, mettere in discussione i capisaldi della campagna del contrasto al Covid negli ultimi due anni, ovvero la strategia “Zero Covid”?
La risposta che Xi e il Pcc stanno dando a entrambe le domande è un “no” secco, ma così facendo si evidenziano delle contraddizioni tra crescita economica e lotta intransigente al Covid che sta rallentando l’economia e potrebbe costare oltre 250 miliardi di dollari all’annosolo per continuare ad adottare test a tappeto nelle principali città. Come reagire, allora? Rimandando alcuni propositi di lungo periodo e, dunque, tornando a investire in infrastrutture, allentando la pressione sul settore delle costruzioni – travolto nell’agosto 2021 dalle difficoltà di Evergrande – e rivedendo le regolamentazioni applicate al settore tecnologico negli ultimi 18 mesi.
Perchè Xi Jinping sta modificando tali politiche? La ragione è che la guerra in Ucraina e l’emergere di focolai a Shanghai, Pechino e altri centri principali hanno generato una diffusa ondata di preoccupazione sullo stato dell’economia cinese che, secondo alcuni investitori, si trova nella peggiore condizione degli ultimi 30 anni, tanto che c’è chi si azzarda ad affermare che il “cuscino” cinese si sia “sgonfiato”.
L'articolo di Filippo Fasulo continua a questo link:
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/xi-virata-verso-la-crescita-34908
Nessun commento:
Posta un commento