La Cina punta a indebolire il ruolo degli Stati Uniti con la Global Security Initiative e prendendo in prestito anche alcuni concetti russi applicati nel conflitto in Ucraina. Nessuno vuole una nuova guerra fredda ma il divario tra democrazie e autocrazie sembra destinato a crescere
Mentre Joe Biden partecipava alla riunione del Quad martedì a Tokyo, i bombardieri nucleari cinesi e russi sorvolavano il Mar del Giappone. Per il Financial Times, “Pechino non avrebbe potuto esprimere più chiaramente il suo disappunto” a quella riunione in cui il presidente statunitense e i leader di Australia, Giappone e India rilanciavano, come recita la prima frase della dichiarazione conclusiva, il loro “impegno costante per un Indo-Pacifico libero e aperto, inclusivo e resiliente”.
“Ma la Cina sta anche impiegando tattiche meno rozze per contrastare gli Stati Uniti, sotto forma di una spinta diplomatica”, scrive ancora il giornale. Infatti, proprio mentre Biden era in Asia, Pechino ha avviato la sua Iniziativa di sicurezza globale (Global Security Initiative), proposta ad aprile durante il Boao Forum. Si tratta, ha scritto Filippo Fasulo di Ispi, di “una costruzione narrativa per attrarre consenso internazionale sull’obiettivo cinese di revisione dell’ordine internazionale esistente”. Una svolta iniziata a fine 2021 con il messaggio della “democrazia cinese” e proseguita con il patto di amicizia “senza limiti” siglato a Pechino il 4 febbraio scorso, cioè tre settimane prima l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, dal leader cinese Xi Jinping e dall’omologo russo Vladimir Putin. È un insieme di principi politici come la non interferenza e il rancore verso l’”egemonismo” statunitense.
L'intero intervento di Gabriele Carrer a questo link:
https://formiche.net/2022/05/ordine-globale-xi-jinping/
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