Festa della Trinità: Lo spirito di verità

Continua, nei discorsi di addio di Gesù nel Vangelo di Giovanni, il riferimento a quella realtà così difficile da comprendere e da delimitare che è lo Spirito. Nel brano di oggi lo Spirito è definito «Spirito della verità», che «guida alla verità tutta intera».


Innanzitutto, la verità per la Bibbia (aletheia in gr.; in ebr. ‘emet) ha a che fare con la saldezza. Non è tanto ciò che intendiamo noi quando parliamo di verità, che intendiamo qualche cosa di contrapposto a «falsità». La verità per la Scrittura ha maggiormente a che fare con la saldezza che deriva dalla possibilità di appoggiarsi su qualcosa/qualcuno di affidabile. Per questo «vero» può essere anche sinonimo di «affidabile».

Nel Vangelo di Giovanni incontriamo tante volte il termine «verità». Già a partire dal prologo si afferma che il Verbo fatto carne è «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). In questo passaggio del prologo compaiono i termini fondamentali del nostro brano: «gloria» e «verità». Si dice che noi abbiamo contemplato la «gloria» del «Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia (amore) e di verità». Nel brano del Vangelo di oggi Gesù afferma: «[lo Spirito] mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». La «gloria» è la manifestazione della verità, la sua visibilità, lo splendore della sua luce.

C’è un passo molto significativo, tra i molti che occorrerebbe seguire, che nel Vangelo di Giovanni parla della «verità». Gesù dice: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Poco più avanti Gesù aggiunge: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). Nel Vangelo di Giovanni c’è quindi un nesso profondo tra «verità», «libertà» e Gesù stesso. Per Giovanni è Gesù stesso, il Figlio, la «verità» e, nello stesso tempo, è lui che ci rende veramente liberi.

L’azione dello Spirito è quindi in riferimento al Figlio. Lo Spirito è dello «Spirito della verità», quindi Spirito del Figlio. Lo Spirito «glorifica» il Figlio, perché lo rende presente, manifesta la sua verità, la sua affidabilità, la sua presenza nella vita dei credenti.

Il testo inizia con una sottolineatura molto bella. Gesù, mentre si sta per congedare sai suoi discepoli, afferma: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Gesù conosce il limite dei suoi discepoli, il nostro limite. Egli sa la nostra fatica nel seguire la sua via, nel conoscere la sua verità, nel vivere la libertà che egli ci dona. Il dono dello Spirito è visto quindi come il venire incontro di Gesù, e quindi anche del Padre, alla nostra debolezza. Lo Spirito Paraclito è questo segno di «accondiscendenza divina» alla nostra fatica nel vivere «la misura della pienezza di Cristo» (cf. Ef 4,13). Per questo sarà lo Spirito, progressivamente, nella vita e nella storia dei credenti e della Chiesa, a «guidare a tutta la verità».

Questo ci dice un’altra cosa importante: noi non abbiamo la pienezza della Verità. Non possiamo mai «possedere Cristo». Ma è lui nel suo amore che ci sona lo Spirito per condurci verso la sua Verità. La Verità è quindi un dono da ricevere continuamente, non un possesso da rivendicare e da «utilizzare» piegandola ai nostri bisogni.

Ecco un altro tratto del volto dello Spirito: colui che testimonia un Dio che viene incontro alla nostra debolezza, che fa risplendere la presenza del Figlio nella nostra vita e che ci ricorda che la verità, e quindi la libertà che ne deriva, è un dono da ricevere ogni giorno.


(Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli)

 

 

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