Israele cerca una strategia dopo il riaccendersi della questione palestinese

La formazione di un governo e l’approvazione di un bilancio dopo un lungo periodo di instabilità politica, così come la convergenza di dinamiche regionali e internazionali favorevoli, offrono a Israele l’opportunità di affrontare le sfide interne e di politica estera che lo attendono. Rimangono però notevoli elementi di possibile destabilizzazione, come per esempio la complessità e la fragilità dell’attuale governo e la necessità di rafforzare le carenti strategie perseguite verso le tre principali sfide: l’arena domestica, la questione palestinese e lo scenario iraniano. Questo particolare momento storico potrebbe rivelarsi un’occasione fondamentale per riesaminare e intervenire sugli approcci adottati, elaborando così delle strategie che possano finalmente rispondere a pieno agli interessi dello stato.


L'esteso analitico articolo di Anna Maria Bagaini per il n. 19 del Focus sul Mediterraneo allargato dell'Ispi, l'Istituto internazionale di ricerca tra i più qualificati in Europa per la sua indipendenza, parte da una attenta ricostruzione del quadro interno allo Stato israeliani a partire degli ultimi attentati in Israele e Palestina non facilmente riconducibili ad una unica matrice, alla risposta allo Stato e alle provocazioni continue dei gruppi estremisti religiosi ebraici e di altri movimenti di destra nazional-religiosa.

Le priorità in campo di politica estera e di sicurezza sono influenzate in special modo dal rafforzamento della valutazione per cui gli Stati Uniti stiano riducendo il proprio coinvolgimento in Medio Oriente, con la conseguente creazione di un vuoto di potere che la Russia potrebbe sempre di più colmare. Questa dinamica si può osservare in maniera più evidente sulle ripercussioni mediorientali della guerra tra Ucraina e Russia, il cui andamento rischia di modificare il raggiungimento di fondamentali obiettivi strategici e di sicurezza israeliani.



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