Comunicare sul Sinodo richiede innanzitutto la dote del senso ecclesiale, senza la quale tutte le notizie si confondono e gli scambi critici sono solo azioni di pressione per influenzare opposte partigianerie. Ma c’è anche una buona notizia: il Sinodo sta funzionando. Vediamo come e perché.
La comunicazione globale ci tiene informati su tutto ciò che avviene in ogni angolo della Terra. E così è anche per le news ecclesiali. Sappiamo di quello che si sta discutendo ad esempio in Francia (una bella mappa interattiva sul sito della Conferenza episcopale ci catapulta in ogni singola diocesi che ha già messo a disposizione le proprie sintesi) e persino in Africa.
Ci sono delle ottime sintesi da tutto il mondo sul Sinodo universale, compresa una newsletter multilingue.
In Italia ci sono agenzie come il SIR che ragguagliano con costanza sul percorso delle diocesi italiane (come ad esempio su Casale Monferrato e Saluzzo). C’è il blog collettivo di Vinonuovo. C’è il gruppo dei Viandanti.
E poi ci siamo anche noi, che in questo spazio, che da tempo abbiamo chiamato «L’Indice del Sinodo», offriamo temi e spunti riflessione in una cornice più generale, tenendo costantemente aperto il dialogo tra locale e universale.
Ci sono delle ottime sintesi da tutto il mondo sul Sinodo universale, compresa una newsletter multilingue.
In Italia ci sono agenzie come il SIR che ragguagliano con costanza sul percorso delle diocesi italiane (come ad esempio su Casale Monferrato e Saluzzo). C’è il blog collettivo di Vinonuovo. C’è il gruppo dei Viandanti.
E poi ci siamo anche noi, che in questo spazio, che da tempo abbiamo chiamato «L’Indice del Sinodo», offriamo temi e spunti riflessione in una cornice più generale, tenendo costantemente aperto il dialogo tra locale e universale.
Ma proprio per il fatto che le comunicazioni sono belle abbondanti, vi sono due rischi: il primo è che permanga la confusione tra Sinodo universale e sinodi «nazionali» o diocesani, laddove sono previsti, e sulle loro scansioni temporali; il secondo è che chiunque – in perfetto stile social – non solo si senta autorizzato a prendere la parola – cosa che per altro è auspicata in questa fase – ma si permetta di giudicare con le proprie categorie ciò che avviene in casa altrui come se la discussione avvenisse in quella propria: il caso Germania insegna. Dove una Chiesa ha speso energie in processi elaborati di trasparenza, sembra quasi che… debba pagarne il prezzo. Cosicché altre cercano di stare «sotto traccia».
L'articolo di Maria Elisabetta Gandolfi continua a questo link:
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